Il mito di una femminilità che avanza
Cosa è la femminilità? Forse vale la pena domandarselo. Sì, perché, allo stato attuale sembra che ce lo siamo dimenticato. E' la società in cui viviamo, la mentalità ancora troppo maschilista con cui ci dobbiamo rapportare a condizionare l'espressione della nostra femminilità oppure siamo noi donne ad essercelo dimenticato nel corso delle varie tappe della storia umana e della nostra evoluzione?
Crederei un pò entrambi. Da una parte infatti, credo sia innegabile che non abbiamo certo vita facile. Ogni giorno una richiesta di perfezione in più: brave mamme, brave cuoche, amanti sveglie, persone buone, sempre disponibili, attente, organizzate...un cliquè a prova du burnout. Ma è anche altrettanto innegabile però che, se noi, non permettessimo a queste richieste di invaderci al punto da strozzarci, potremmo riconnetterci al nostro sè profondo e ritrovare la nostra identità femminile perduta. Potremmo ritrovarci. Potremmo 'ritirarci' nel nostro centro e trovare i nostri giusti equilibri di espressione.
Una donna è molte cose. E' un universo pieno e variegato di volti, di speranze, di immagini perfino che ha di sè. E' un sistema di emozioni paragonabile alla prima guerra mondiale. Bombe atomiche positive se ci viene data la possibilità di operare nell'ambiente giusto e con la libertà di cui abbiamo bisogno.
Eppure e non capisco perché sembra esserci un atavico odio talvolta tra sesso maschile e femminile. Tra l'amore dei poeti e delle anime nobili verso le donne e le risposte concrete che poi le donne hanno nel loro vivere comune. Jung parlava di animus e di anima. Possiamo anche parlare di energie femminili e maschili. In ogni caso, sembrerebbe che ci troviamo davanti a una miscela che ancora non abbiamo imparato a dosare nel modo giusto. Trovo che sia tempo di una nuova assertività femminile che deve avanzare che non può che essere connessa a una nuova femminilità. A un nuovo 'tipo' di donna. Una donna che non è per nulla il rispecchiamento esteriore che la televisione ci vuole propinare, ma non è neppure quella donna che, costantemente a contatto con un mondo maschile, finisce poi costretta a portare i pantaloni per ben riuscire nei risultati. Trovo che la forza è proprio il saperci distinguere. Che in una società dove dobbiamo ancora molto combattere per i nostri diritti civili ( e di questo sono convinta) dobbiamo però altrettanto combattere per affermare la nostra diversità. Il femminile e il maschile dentro di noi. Dobbiamo imparare a conoscerli un pò meglio. Così sapremo essere donne e uomini migliori.