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Selvaggi ma come...


La donna selvaggia è un archetipo culturale profondo che abbiamo dentro di noi. Ed è un archetipo culturale che può generare diffidenza perché viene socialmente riportato alla natura più istintiva e più passionale della donna e di conseguenza a quella parte meno razionale e controllabile.

In realtà, questo 'modello interiore' che possediamo, quando emerge, implica già che la donna abbia fatto una sorta di percorso interiore di liberazione e un viaggio di conoscenza di sè e di ricerca nel proprio mondo sotterraneo. Se questo viaggio non è avvenuto, l'archetipo che viene fuori non è quello della donna selvaggia, ma della donna banale e superficiale che può lanciarsi in imprese avventurose o azzardate, ma che non hanno nulla a che vedere con la natura istintiva e profonda che intendo io, ed anche Clarissa per la verità.

A riprova di quanto affermo sta che vi sono diverse vie per entrare in contatto con la propria natura selvaggia profonda e si tratta sempre di eventi e situazioni che danno uno scossone tremendo allo status quo dell'interiorità della donna, quali ad esempio, la maternità, la gravidanza, l'allattamento, oppure ferite profonde dell'anima che ti mettono in un contatto inevitabile e viscerale con il tuo sè più nascosto, quello che magari non mostri proprio a nessuno. La donna selvaggia, così come in generale, l'archetipo del selvaggio è strettamente connesso alla sfera della sessualità umana nella sua concezione più bella e più ampia e quindi non certamente restringibile al sesso. E' la corda espressiva della sessualità umana, lo scorrere dell'energia che contagia l'anima e il corpo e che quindi mette la persona in movimento alla ricerca di ideali pieni e vivi, ricchi di sostanza e abbondanza per sè e per gli altri.

Se voi considerate che, una donna che allatta a seno nudo risulta normale in qualsiasi società in cui prevalgano naturalezza e senso comune, mentre nella società occidentale essa possa venire invitata a coprirsi per preservare il decoro di un ambiente, questo vi fa naturalmente comprendere come la società occidentale abbia una così profonda diffidenza contro ciò che è naturale e finisca quindi con il boicottarlo come inappropriato e poco consono alla eleganza del perbenismo imperante.

Quando si parla di archetipi istintuali, vale a dire di modelli che sono connessi con la nostra natura umana più istintiva, essi vengono erroneamente considerati privi di grazia e gentilezza, totalmente pericolosi e rapaci (cfr.Cantando sulle ossa, Clarissa Pinkola Estès, Donne che corrono con i lupi). Invece, al contrario, almeno a parere mio, se abbiamo il coraggio noi in prima persona così come gli altri di conoscerci sul serio, l'archetipo maturo corrisponde a un incrocio di selvaggio naturale inteso come profonda libertà interiore e di una finezza nobile dell'animo che appare anche nell'esteriorità.

La donna selvaggia porta vitalità, energia, è quella parte sopita dentro di noi, addormentata, a volte forse un pò 'narcotizzata' dall'efficientismo esterno, dalla fretta, dalla corsa, dalla incapacità di restare costantemente connessi con il proprio centro che però, quando viene lasciata libera di agire, prima di tutto da noi stesse, è in grado di portare aria di resurrezione e di una gioia perenne, dal volto all'ultimo osso presente in una donna.

Sicchè, oltre a promuoverne la conoscenza e la nascita nelle donne, ne promuovo e stimolo lo sviluppo naturale così che l'archetipo non solo non farà più paura nè desterà ambiguità di ogni sorta, ma sarà semplicemente espressione profonda dell'animo femminile al di là di stereotipi, pregiudizi e convenzioni sociali forse un pò vecchie ed anche ottuse.

Nella prossima puntata vedremo più da vicino cosa è l'archetipo della donna selvaggia, ma soprattutto cosa succede quando non c'è nella nostra vita quotidiana. Perchè poi è lì che vogliamo andare a parare. Ogni riflessione e ogni considerazione serve per portarci poi alla vita concreta e reale di tutti i giorni, non per restare filosofia.

Le premesse sono tuttavia non solo importanti, ma altresì fondamentali, sia per ben comprendere l'argomento ( guardarsi dentro mal si associa a superficialità) ed anche per innalzare anche un pò il livello abituale di cultura e osservazione delle cose che ci portiamo dentro e di quelle che accadono fuori. Che, in un paese che, pur essendo alfabetizzato si può definire ancora per certi versi molto ignorante è il minimo che possiamo fare.

Per le puntate precedenti sull'argomento, vi suggerisco di leggere i post precedenti che sono importanti per comprendere ciò che verrà dopo.

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