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Afrodite, l'amore e il potere di influenza dell'anima


Quando si tocca il tema dell'Amore verrebbe più immediato parlare anche di donne, in quanto portatrici innate di un seme naturale e di logiche espressioni di una cultura dell'amore che passa anche attraverso ruoli sociali e paradigmi famigliari.

Va chiaramente detto che non è che si vogliano escludere gli uomini da una cultura innata dell'amore, anzi. Ma semplicemente che, per natura, la donna si realizza direttamente e profondamente nell'amore e in tutte le sue espressioni e dimensioni, mentre la sfera dell'efficienza lavorativa, della praticità, del guadagno restano sicuramente meno importanti che per l'uomo. ( Seppur come sempre non si possa fare generalizzazioni, soprattutto negli ultimi decenni, in cui i ruoli maschili e femminili si sono talmente confusi e vicendevolmente schiacciati o adombrati da apportare parecchie eccezioni alla regola).

In effetti a pensarci non dovrebbe affatto essere così. Per entrambi i sessi l'Amore dovrebbe essere la cosa più importante, perchè in fondo se l'amore non feconda ogni azione e ogni lavoro, potrà essere anche il lavoro più bello e più redditizio del mondo, ma solo resterà sempre un banale efficientismo. Ogni azione umana chiama a sè l'intervento di una dimensione più grande che è quella spirituale che non è appannaggio dell'uomo o della donna, ma dell'anima umana che tutti possediamo.

Anche il lavoro ha un'anima e per averla uno deve essere consapevole che la deve cercare. Se così fosse, tra l'altro, avremmo credo risolto i problemi del mondo. Se ogni singola persona infatti, svolgesse il proprio lavoro con amore e con correttezza e onestà, oltre al fatto che tutti saremmo felici, ce ne sarebbe per tutti e in abbondanza.

Quello che in effetti cambia le cose sempre è l'Amore. L'amore quello vero però, perchè anche in questo campo non possiamo nasconderci e nascondere che vi sono diversi 'gradi' di amore.

Non è voler dare un giudizio, nè tanto meno voler fare una gerarchia anche dove non dovrebbe essere fatta, ma filosofi, pensatori, psicologi, educatori e chi più ne ha più ne metta, la pensavano almeno su questo tutti allo stesso modo. C'è un modo di amare più elevato, più bello e più profondo di un altro. Ed esso non è spirituale o almeno non soltanto, perchè se è vero che è connesso con la capacità spirituale della persona, è strettamente legato anche al modo di amare della persona stessa nella concretezza della vita quotidiana. L'amore spirituale, la capacità di amare guardando le cose anche attraverso una dimensione spirituale e diversa rende anche l'amore umano e tutto ciò che è umano decisamente più pieno e più vero.

Le persone credono di amare semplicemente perchè provano delle emozioni nei confronti di qualcosa o qualcuno. Quello non è amore. Quelle sono emozioni. L'amore presuppone fare qualcosa per la persona amata o per la causa e metterci anima e corpo. Presuppone coerenza e fedeltà all'ideale e passione. Ma anche in tema di passione, ci sono le passioni superficiali e quelle profonde. Quelle superficiali sono amoretti che si consumano subito e poi si spengono. Le passioni invece sono quelle che pur passando per momenti di fatica e di scoramento, sono sempre vive e si riaccendono. Un pò come la brace che si spegne nel camino, ma che se ci si butta legna e i legni si sfregano nuovamente, il fuoco si riaccende ancora.

Che bello che sarebbe un mondo dove le persone invece che continuare a 'valutare' capacità e talenti pratici cominciassero a 'valutare' un pò la propria capacità di amare!

Guarderebbero a se stessi e agli altri di certo così facendo, con un pò più di onestà. Avrebbero maggiore consapevolezza di sè, saprebbero apprezzare maggiormente ciò che di buono sanno fare e che sono, ma saprebbero anche ammettere quando trovano di fronte a sè qualcuno di più evoluto di loro, e invece che provarne invidia, proverebbero a guardarlo come esempio e motore di crescita.

A volte odiamo ciò che realmente non ha nulla a che fare con noi, ma a volte odiamo perchè invece proviamo invidia e vorremmo essere come chi ci sta di fronte. Francamente nella vita, l'invidia è un sentimento che non mi è mai appartenuto. Bella o brutta, piena di talenti o di limiti, simpatica o antipatica, pur con tutte le mie insicurezze e le mie difficoltà, non mi è mai interessato essere come qualcun altro. Ho sempre cercato di coltivare una vita interiore che mi permettesse di fare venire fuori chi ero io. Gli altri sono sempre stati modelli utili, magari icone che mi dicevano qualcosa di importante per me e per la mia vita, stimolanti e da imitare in qualche virtù o capacità, ma mai persone a cui sostituirmi o da sostituire. Noto invece e spesso ne ho fatto le spese di come invece l'invidia sia spesso quel motore profondo ed evidente che ostacola poi di fatto il circolare del benessere e della felicità di qualcuno.

Ad esempio, se io avessi in mente un incarico di lavoro e lo volessi a tal punto da non riconoscere che c'è qualcuno che lo merita più di me, io cercherei per arrivismo di infilarmi in un posto che non mi appartiene. Allo stesso modo però se, vedendo che sono qualificata per qualcosa e non mi facessi avanti perchè non credo a sufficienza nel mio modo di essere, permetterei a qualcun altro di occupare il mio posto.

E'così che dovrebbe funzionare. Che ciascuno scopre il suo posto, si fa avanti e si rende disponibile a coprirlo e lascia così posti che non gli appartengono disponibili per altri che li troveranno propri e ci si sentiranno a proprio agio.

E' la via della abbondanza universale, dove tutti sono al posto giusto e sono contenti di esserlo perchè lo hanno scelto e hanno avuto il coraggio di essere quello che era destino che fossero.

L'invidia fa da ostacolo a tutto ciò. Perchè se la mia invidia di fronte a una persona è così potente io posso mettere in atto ogni escamotages e ogni strategia per impedire lei di occupare il suo posto, togliendo però di riflesso anche a me stessa la possibilità di trovare il mio.

La nostra vita è un dare e un accogliere, un 'pretendere giustamente' e un lasciar andare ai fini di trovare ognuno la propria dimensione e il proprio posto nel mondo. Un posto di cui il mondo non può fare a meno perchè è solo nostro e nessuno lo può coprire al posto nostro.

Certo è che siamo tutti connessi e legati tra di noi. Nessuno è solo. Le azioni di uno sono connesse con la vita dell'altro e in base a ciò che scegliamo condizioniamo molto più di quello che pensiamo anche la vita degli altri.

Cerchiamo di incontrarci con la nostra unicità e la nostra coscienza consapevole così da non occupare il posto di altri, ma sapere rivendicare quando occorre il nostro. Persone al posto sbagliato fanno solo male. Persone al posto giusto faranno grandi cose.

Mi piacerebbe che tutti avessimo l'umiltà di comprenderlo. Anche se, se così fosse, avremmo eliminato il male nel mondo e ciò credo difficilmente sarebbe possibile. Lo yin o lo yang devono stare sempre in equilibrio cosmico.

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