Rivoluzione culturale tanto per dire o per davvero?
Oramai il termine rivoluzione culturale lo usano tutti. Ma mi domando se questi tutti sappiano cosa sia una vera rivoluzione culturale. E' bello riempirsi la bocca di paroloni sul cambiamento e poi comportarsi secondo il sistema. Una rivoluzione culturale, un cambiamento serio è un cambiamento serio. E' profondo e modifica completamente il modo di vivere che si aveva in precedenza, comporta un modificarsi serio e profondo che entra nelle pieghe e nelle sfumature della nostra esistenza e della società e spesso richiede una forza paragonabile alle fatiche di Ercole. Ci si auto-corregge facendosi un bagno nella coerenza e nell'impegno di esserlo nonostante le proprie fragilità e la propria umanità che non sempre tende naturalmente a dare il meglio di sè. Ma dire che si vuol fare la rivoluzione culturale e poi fare delle amabili slecchinate al politico o all'uomo di potere di turno per magari ottenerne qualche favore, con la rivoluzione culturale ci azzecca come il cavolo a merenda. Deve essere su questo punto che i giornali si perdono. Se vogliono crescere, si devono vendere al miglior offerente diventando così piccoli o grandi strumenti politici di questo o di quello, oggi di uno, domani magari dell'altro, così per non essere mai veramente di nessuno, ma per usare tutti e farsi usare con una estrema furbizia, nascosta tra le righe di chi non sa leggere, ma semplicemente beve e finendo però con il perdere anche la propria essenza, supposto che questa essenza sia mai esistita.
Bisognerebbe essere capaci di essere completamente indipendenti, così uno non deve rendere conto a nessuno di ciò che dice e quello che dice lo dice veramente per disseminare quel cambiamento di cui si fa promotore.
Eh sì, perché il cambiamento è bello soltanto se resta teorico, nella pratica costa molto caro e quindi di solito non riscuote molto successo, se non tra chi ne ha compreso veramente la bellezza. La mia aspirazione è che divenga un desiderio talmente comune da non renderlo una cosa da eroi, come Falcone e Borsellino. Più persone vive coerenti, meno eroi morti per la coerenza. Voglio chiudere questo post con uno stralcio tratto da un articolo comparso su una rivista locale tantissimo tempo fa, ma per me sempre estremamente attuale e rivolto a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino:
" Furono assassinati perché avevano compreso che la mafia va contrastata...e non con atteggiamenti compromissori e pavidi, soprattutto di quella classe politica che poi, li lasciò soli. Anche quando ebbero questa percezione, non si tirarono indietro, perché in essi era radicato il senso dello Stato, forte l'aspettativa di vederlo funzionare attraverso l'applicazione delle leggi...( oggi io aggiungerei delle leggi a favore dell'onestà e non a uso e consumo dei corrotti). Insomma, erano AUTENTICI..." ( Echi della Valle Olona, giugno 2012)
" La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un Movimento culturale che abitui tutti a sentire il fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità." ( Paolo Borsellino).