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Sapore di rivoluzione


Per una nuova cultura dei sessi, noi donne ci dobbiamo ribellare La violenza alle donne terminerà il giorno in cui gli uomini la finiranno di usarle e cominceranno ad amarle e quando le donne si impunteranno per farsi trattare con rispetto. La giornata mondiale della violenza contro le donne è alle porte, il 25 novembre, e, come ogni anno, milioni di persone, dentro e fuori le istituzioni inneggeranno a quanto sono fantastiche le donne per poi vessarle il giorno dopo in ufficio o tra le mura domestiche. Si potrebbe quindi dire che il nostro paese ha degli atteggiamenti di difesa delle donne mossi più dall'istinto primordiale che da una consapevolezza profonda di quanto sia necessario combattere questa importante battaglia culturale. Andiamo allora ad analizzare questo fenomeno, perché a parere mio, il tema della violenza alle donne, oltre ad avere un aspetto legislativo e giuridico di dimensioni enormi che merita attenzione, è un problema altrettanto imponente di carattere educativo, di educazione affettiva e nello stesso tempo di cultura dei sessi. La violenza alle donne che sfocia a volte nel femminicidio, come atto finale, cioè nell'omicidio di una donna, pone le sue radici in una cultura molto radicata nel nostro paese, permeata di una concezione maschilista, retrograda e vecchia, di cui siamo noi stesse donne a essere imbevute senza accorgerci. Siamo noi stesse infatti talvolta a credere di non valere mai abbastanza o a permettere all'altro di usarci nei modi più disparati, lasciando che il compagno o quello pseudo tale che abbiamo al fianco finisca con il riservarci lo stesso trattamento che si riserva a una serva, una domestica o una marionetta. Mi piace sottolineare che non intendo sposare l'idea né l'insinuazione che siamo noi donne a provocare violenza da parte dell'altro con atteggiamenti condiscendenti o poco assertivi, in quanto la nostra dolcezza o la nostra natura femminile non deve e non può essere per l'uomo una scusa per imporsi e pensare di avere diritto di mettersi su un gradino al di sopra di noi in un rapporto, in un qualunque ruolo uomo e donna si trovino. In questo concetto di utilizzo è chiaro che tutto ciò che noi facciamo diviene scontato, diviene dovuto e diviene anche motivo di critica feroce qualora non viene svolto al massimo della resa, giacché molti uomini italiani nelle mura domestiche o negli uffici, si comportano anche nel 2016 come padroni, dittatori, o forse dovrei dire piccoli e insignificanti bulletti di provincia che però vanno a inficiare non solo l'ambiente domestico, con il loro comportamento, ma anche i copioni famigliari che i figli si porteranno dietro, trasmettendo sempre l'idea che in qualche modo noi donne dobbiamo sempre stare 'sotto' gli uomini. La violenza alle donne va combattuta sia educando i figli maschi che educando le figlie femmine. I figli maschi vanno educati all'amore per le donne, cosa che difficilmente avverrà se sono per prime le loro stesse madri a comportarsi da sguattere servili o manipolatrici affettive pur di ricavarne l' affetto, e le figlie femmine invece, vanno educate a essere meno angeli del focolare, meno porti della quiete domestica e un pò più assertive nell'affermare i propri diritti. L'amore non è un gioco di potere. L'amore è dono incondizionato e libertà totale. Purtroppo, la società a cui apparteniamo non conosce né l'uno né l'altro concetto. L'amore incondizionato non può esistere dove impera il narcisismo, e la libertà autentica non può esistere dove vi è il possesso. Culturalmente siamo ancora molto lontani da uno status quo di libertà delle donne. Gli uomini ci possiedono ancora molto. Troppo. Ci possiedono perché volente o nolente ricoprono più ruoli di peso, anche nelle istituzioni e di conseguenza orientano spesso decisioni e azioni non a favore di una vera pari opportunità. Ebbene, se un libro recente di Filippo Maria Battaglia, intitolato ' Stai zitta e vai in cucina' ha ripreso la storia delle donne dai tempi della conquista dei diritti di voto ad oggi, noi donne in questo momento storico è bene che rispondiamo con un bel ' ALZA QUEL CULO DAL DIVANO', che rispondiamo con una rivoluzione che ci faccia riprendere in mano le nostre vite, che ci faccia decidere di dedicare tempo a noi stesse, oltre che alla famiglia e agli incarichi che a noi vengono automaticamente associati per stato di dovere e non di diritto e che ci ribelliamo a questo maledetto modo di darci per scontate. Ma per chi ci avete preso? I tempi della donna schiava, stira e lava sono terminati. Ma sono anche finiti con essi i tempi dei mariti figli, dei mariti padroni, dei mariti che l'amore sono solo capaci di rivendicarlo e non darlo, di pretenderlo ma non offrirlo. Cari uomini, come sostengo nella mia pagina dedicata alle Donne, e insieme alla campagna che Rtl.102.5 sta facendo per smuovere gli uomini contro la violenza alle donne, è tempo di chiedere scusa. La violenza alle donne culturalmente verrà arginata da donne più assertive, che saranno capaci di farsi rispettare e da uomini più ricchi di anima e sentimenti e meno di arroganza e aggressività e di conseguenza più capaci di dono e da un equilibrio sociale di energie maschili e femminili decisamente più armonico. Se il '68 è stata una rivoluzione sessuale, credo che il 2016 debba essere un Nuovo Umanesimo delle Donne e una Rivoluzione culturale globale. Solo così avrà vita un Nuovo Rinascimento. Michela Diani


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