Professioni al servizio della società o del portafoglio e la poltrona?
Ci sono professioni che dovrebbero essere svolte con un senso civico e uno spirito etico molto profondo e concreto. Mi spiego: se è vero che ogni professione debba essere svolta con coscienza, ve ne sono senz'altro alcune che svolte senza di essa oppure con negligenza e superficialità hanno come conseguenza non semplicemente un danno contingente, ma un danno per l'intera collettività, soprattutto per il fatto che, continuando a rendere lecito un comportamento che andrebbe corretto, esso viene invece perpetrato a danno di altri, successivamente. Questo è un tema molto delicato perché l'errore umano si scontra con la consapevolezza della propria responsabilità sempre.
Nessuno, neanche il più grande saggio sulla terra può dirsi infallibile, e pertanto tutti siamo soggetti a sbagliare. Ma un conto è sbagliare perché capita a tutti di prendersi la 'sola', un conto è sbagliare perché si pecca di superficialità, negligenza e qualunquismo nello svolgere il proprio lavoro. Nessuna categoria nel nostro paese si salva, come credo dappertutto. Non c'è categoria professionale che scampi dai parassiti, dagli inetti, dagli irresponsabili, dai corrotti, e perfino dai pazzi che siccome sono protetti o da una abito, o dai privilegi oppure da un Ordine si possono permettere di fare qualsiasi cosa con un estremo e pericoloso delirio di onnipotenza senza che qualcuno ponga degli effettivi freni al loro operato. E' buffo poi, come, quando una persona denunci o si lamenti per il lavoro fallace di un 'qualche abito d'oro' venga spesso tacciato per matto lui, oppure per taborizzato, oppure per aver perso il cosiddetto spirito del politically correct ormai ovunque scambiato per quell'atteggiamento mafioso che tace operati scorretti per convenienza. Poco importa se per quel comportamento scorretto qualcuno ci ha sofferto, qualcuno ha subito una ingiustizia, un sopruso. Nella città dell'omertà tutto può essere sacrificato per quella parvenza ipocrita che si chiama diplomazia. Trovo che, da educatrice e attualmente da pedagogista prestata al giornalismo non ci sia ipocrisia peggiore nel nostro paese che chiamare diplomazia l'arte di tacere i soprusi e le scorrettezze di chi, esercitando un potere, dovrebbe invece essere punito e non compreso, visto che nell'esercizio di quel potere in maniera scorretta ha danneggiato qualcuno e non aiutato. L'Italia è un paese profondamente analfabeta. Numerosi esseri umani, anaffettivi e analfabeti funzionali al potere, si credono di poter passare sopra alle persone comuni in nome di un abito, di una autorità, di un ufficio pubblico e di poterla poi fare franca come se non avessero responsabilità a riguardo. Bisogna che le persone si sveglino, che nella società si operi un risveglio. Un risveglio delle coscienze individuali è necessario per avere poi persone che nei ruoli di prestigio o autorevolezza siano degni di portare 'quel ruolo', quel 'potere', quell' 'autorità' a vantaggio di una collettività ferita da tanta ipocrisia e negligenza.