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Manolo Blahnik e l'impronta delle donne


Mostra Palazzo Morando, Milano, Manolo Blahnik

MANOLO BLAHNIK, PALAZZO MORANDO, L'IMPRONTA DELLE DONNE NELLA STORIA

Domenica 29 gennaio, il Museo della Moda di Milano, ha ospitato presso palazzo Morando, un palazzo storico del patriziato milanese del Seicento, al centro del quadrilatero della moda e a due passi da via Montenapoleone, una mostra decisamente 'colorata' e innovativa che ben si sposava - per contrasto, ma anche per analogia - con l'ambiente invece vintage e meravigliosamente antico del palazzo. A me piacciono questi contrasti, talvolta anche un pò accesi che mettono in rilievo come l'arte e la cultura si muovono nel tempo con tinte e timbri differenti senza per questo smettere di essere arte, anche quando possono toccare gusti molto differenti tra loro. In effetti, recatami a palazzo per l'evento, ad un certo punto non riuscivo più a capire se fossi lì per la mostra o se la mostra fosse quel bellissimo palazzo ricco di arte, dipinti e affreschi che come al solito hanno su di me un incantevole fascino per il fatto che mi catapultano in epoche storiche differenti dalla mia. Se esistesse una macchina del tempo alla DOC di Ritorno al Futuro sarei probabilmente una di quelle persone che si divertirebbe un mondo a passare tra una epoca e l'altra e perché no, anche per indossare tutti gli abiti e le calzature che ad ogni epoca si sono abbinate alla donna e al concetto di femminilità. Un concetto, quello di femminilità, senz'altro molto variegato e che nel tempo ha affrontato innumerevoli passaggi, cambiamenti, significando in ogni tempo, anche a volte, qualcosa di molto differente rispetto all'epoca precedente. Mi piace la moda, non come espressione di un branco di pecorone impazzite che seguono un qualche nome importante per il gusto di apparire, ma come espressione di stile in una donna, vale a dire come modalità di una donna di avere cura anche esteriore di se stessa, della propria femminilità, e della propria grazia, bellezza ed eleganza. La mostra di Manolo Blahnik, artista spagnolo e definito 'scultore della scarpa femminile', a parere mio, ha messo a contatto in maniera piuttosto intensa questi due mondi attraverso la realizzazione di calzature tanto varie quanto i tipi di donna che le potrebbero indossare, tanto quanto le epoche storiche - una collezione era dedicata a Maria Antonietta nobildonna viziatella nota della Cour de France di Luigi XVI - tanto quanto l'espressione di un gusto più tradizionale quanto di uno più eccentrico ed appariscente. Certamente non scarpe comuni, quanto 'sculture', forse più gustose da vedere che da indossare in quanto direi che molte di esse risulterebbero dalla donna comune difficilmente indossabili nel quotidiano, anche se -prezzi a parte - non mancano scarpe che francamente indosserei anch'io volentieri per dare uno spiccato senso di colore a un ambiente grigiastro e cupo come quello della Pianura Padana. Leggendo la storia di questo artista ho potuto scoprire che l'incrocio tra arte, scultura della scarpa e moda nacque in lui da piccolo grazie a una passione per l'arte che insieme alla madre riuscì a coltivare, cosa che, mi è piaciuta molto, proprio per il concetto di coltivazione delle passioni nei bambini che è qualcosa che invece gli adulti del 2017 fanno molta fatica a fare, tutti presi dai loro tentativi di omologazione delle nuove generazioni ad automi hipaddini, fobici di tablet e di conseguenza spesso poco attenti alle arti espressive, libere e artistiche. Mentre passeggiavo per il palazzo e gustavo tutti quei bellissimi colori pensavo ai colori delle donne. A quanto in tutte le stagioni del nostro tempo possiamo colorarci di bellezza e di nuovo, a quanto lo sappiamo sempre fare indipendentemente dall'età e dalla storia. Non potevo non pensare a tutte quelle donne che hanno fatto la storia permettendo ad altre di potersi esprimere nell'epoca che poi è succeduta come coloro che hanno ottenuto nel tempo il diritto di voto o coloro che hanno saputo dare alla storia, alla scienza, alla letteratura e alla cultura un valore aggiunto nel loro tempo. Ho pensato alla Montessori che ha cambiato la storia dell'educazione ai suoi tempi, ho pensato a Coco Chanel che attraverso la moda ha in realtà trasmesso nel dopo guerra un nuovo modo di essere donna sconosciuto ai tempi precedenti e ho pensato a noi donne moderne che ci portiamo dentro, spesso senza saperlo, tutti questi bellissimi modelli femminili che hanno fatto la nostra storia e il nostro sviluppo e che ci hanno portato fino a qui. Le donne lasciano una grande impronta nella storia e nella vita delle persone. Non passano mai inosservate come le calzature di Manolo, qualcuna più classica, qualcuna più colorata, qualcuna con lo stile alla Chanel, qualcun' altra con lo stile di un decolletè elegante. E non ho potuto non pensare a quanto sia bella la nostra femminilità, e a quanto sia bello vedere artisti che se ne prendono cura. Sì, perchè in fondo, questo è la moda o almeno dovrebbe. Un prendersi cura della donna, della sua femminilità per fornire lei delle modalità per portarla alla sua massima espressione. Ma le prime protagoniste della nostra femminilità siamo noi. Siamo noi a dovercene prendere cura, sia coltivando il nostro essere donne interiormente che esteriormente. Ho in uggia la società dell'immagine. Dell'immagine fatta per l'immagine. Ma mi piace la bellezza quando arricchisce un contenuto già pieno e ricco. Auguro a tutte le donne di lasciare una bel segno nella storia, di non essere insomma, metaforicamente parlando, impronte qualunque, ma sculture vivaci e viventi della loro epoca sapendo portare in essa eleganza, colore, grazia e femminilità e soprattutto sapendo fare la differenza.

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