top of page

La donna è più che gente


Da una NOTA FB del 17 febbraio 2014, ma sempre valida.

Le donne sono, siamo una FORZA di cui il mondo non potrebbe fare a meno e per questo esso ci deve portare rispetto. Tale rispetto deve arrivare da uomini, donne, femministi e maschilisti, femministe e maschiliste. NESSUNO SI PUO' PERMETTERE DI FARCI DEL MALE O PRENDERCI A CALCI, moralmente o fisicamente. PUNTO.

''Incontrandomi per 'caso' con un libro scritto più di trent'anni fa, dal titolo " La donna non è gente" di Armanda Guarducci, giornalista e scrittrice di quei tempi, non ho potuto fare a meno di riscontrare, nonostante le enormi differenze socio-culturali tra le donne di allora e quelle di oggi, un sintomatico e pericoloso comune denominatore sociale diffuso: il silenzio.

Non è che il silenzio sia di per sua natura cosa brutta, anzi. Nel silenzio spesso ascoltiamo ciò che conta, ritroviamo i nostri pensieri più intimi e profondi. In esso, impariamo a scoprirci.

Il silenzio inizia a essere un problema quando diviene maschera di oppressione, dolore, fatica, omertà, e quindi assume il colore di esistenze che vorrebbero gridare ma che per qualche ragione non possono farlo.

La Guarducci, nel suo libro, parlava di donne. Modelli, esempi di donne della campagna rurale, la cui femminilità inespressa ' si consuma negli spazi morti del satellite contadino, destituite di potere e di credibilità' , isolate e accantonate dal sistema sociale e di conseguenza 'impedite' nella loro naturale espressione di sè.

Il mio pensiero, di fronte a questi racconti, non ha potuto che andare oltre, a tutte quelle donne che vittime di una violenza più o meno nascosta, o più o meno palese, risultano voci morte di una femminilità che vorrebbe gridare e che nessuno ascolta.

E' difficile non essere scontati in tema di violenza sulle donne. Sì perchè è più facile sfociare in un vittimismo poco produttivo. Denunciare la violenza è doveroso. Assecondare quella cultura che si limita soltanto a combattere la violenza, ma non fa poi di fatto nulla per aiutare queste donne a riprendere in mano la propria vita, credo sia un rischio molto pericoloso e complice di un sistema in cui forse è più comodo avere donne simili alle ' donne di apparenza' o di contorno, che non donne veramente VIVE capaci di diventare elementi di cambiamento per la società del tempo.

Poi, pensavo alle donne di mafia, anche esse avvolte in un silenzio spesso angosciante, altrettanto spesso complici per paura e per necessità. Pensavo a quelle donne di mafia che decidono di uscire dal silenzio e di gridare parole di essenza, non gettate a caso, ma con il solo fine di credere che sia possibile un futuro diverso. E pensavo ai commenti che qualche politico ha fatto nei loro confronti: " Se le donne di mafia reagissero contro la mafia e uscissero dal silenzio, sarebbe un duro colpo per la mafia".

Ed ecco una luce: se le donne, confinate nel silenzio, oppresse dalle situazioni anche più torbide e immerse nel buio, decidono di dire no a questo silenzio complice di una realtà terribilmente ingiusta e improduttiva, possono cambiare le proprie sorti e di ciò che sta intorno, senza neppure forse rendersi conto di quanto.

E quanto, queste 'donne nuove' potrebbero incidere sulla diffusione di una nuova cultura in cui si parli di rimedi e di cure contro la violenza alle donne, una cultura con cognizione di causa, non fatta di frasi fatte, di rimedi standardizzati e senza anima, ma una cultura basata su una conoscenza realistica del problema.

Sarebbe un pò come portare alla luce il mito di Persefone, dea greca. Ella, figlia di Demetra e di Zeus, rapita da Ade e condotta nelle profondità degli Inferi, ritrova nel buio la sua identità perduta, cresce, matura, rinasce e diviene guida per tutte quelle anime che come lei si perdono nell' Inferno senza sapere come uscirne. Da anima perduta diviene anima guida. Ritrova una saggezza, un sapere sepolto dentro di sé.

Allora oggi, il mio pensiero va a tutte quelle donne che, da sole o con l'aiuto di qualcuno a un certo punto decidono di rompere il silenzio ed aprirsi alla musica della vita. A tutte quelle donne che, con questo loro gesto, aprono la porta a un cambiamento forse audace però possibile e avviano per se stesse e per gli altri una nuova era.

Continuano a chiamarci sesso debole...ma mi domando se si sia mai riflettuto sul valore di queste parole.

Mi domando se qualcuno si sia mai posto il problema di quanta forza d'animo in effetti debba coesistere in una donna per sopravvivere a talune situazioni senza uscirne pazza. Mi domando spesso francamente quanti uomini sarebbero così audaci e forti da sopportare tanti meschini e amari giochetti e nel mentre portare avanti ciò che deve essere comunque portato naturalmente avanti nella vita quotidiana.

Donne è giunto il momento di riprenderci la nostra ESSENZA. Quel nostro essere femminili nella totalità dell'essere.

Il femminismo non ci ha portato grossi frutti, dal mio punto di vista, se non quello di una apparente parità che però si è alla fine sviluppata ed espressa nella maniera sbagliata.

Io conterei in una epoca come la nostra nell'avvio di un nuovo femminismo.

Quello dell'autenticità e dello spirito, quello del cuore e della forza d'animo. Quello di una donna che non ha paura delle differenze con il genere maschile, ma fa di esse una ricchezza per trovare nella propria femminilità la massima espressione di sé.

E allora sì, che la donna, ovunque andrà, anche nella politica e nel sociale, diverrà una autentica icona di cambiamento semplicemente per ciò che è ed esprime con il suo essere più vero ed autentico. ''

Michela Diani

Pedagogista Clinico, Formatrice, Articolista, blogger e giornalista freeland

Curatrice della Rubrica ' Fuori dai Denti' sull' Informazioneonline.


Featured Posts
Recent Posts
Search By Tags
Non ci sono ancora tag.
  • Facebook Classic
  • LinkedIn App Icon
  • Twitter Classic
bottom of page