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Quel grande inciucio che si chiama immigrazione


'' Di norma i popoli immigrati traggono un vantaggio evolutivo per la loro coscienza dal coabitare con culture più civilizzate. Ciò che accaderebbe a un italiano se vivesse per un pò di tempo In Finlandia o Norvegia, o a un Indiano che vive in Italia. Un musulmano che è costretto a dividere giorno dopo giorno la stessa città con donne occidentali che portano capelli sciolti e minigonna, per quanto possa restare ancorato alle sue idee a livello conscio, su un piano profondo, la sua coscienza muta radicalmente. Non sarà mai più lo stesso. '' S. Brizzi, La Rinascita Italica

Questo brano letterario mi fa emergere alcune domande:

1. Siamo sicuri che il paese ospitante e cioè in questo caso l'Italia possa definirsi civilizzato? Può un paese che procede attraverso governi palesemente non scelti e corrotti, definirsi civile? 2. Può un paese in cui il femminicidio è e resta una piaga così strutturata nella cultura definirsi così più civile dei paesi del burka e del burkini?

Insomma, un paese per definirsi più civile dovrebbe offrire migliori condizioni di vita del paese che viene lasciato. Ma ciò accade solo in apparenza. L'Italia non è un paese di INTEGRAZIONE, ma perché è un paese dove ai governi non interessa avere una politica immigratoria chiara. Nella mancanza di trasparenza, come nel cavillo burocratico, infatti, la mentalità mafiosa agisce molto meglio. Più le politiche mancano di chiarezza e questo, in ogni settore, e più c'è spazio per l'inciucio. L' Italia in effetti è un paese basato sull'inciucio, sul trick e trak, sul 'tarallucci e vino', sul 'sedemose' a tavola e intanto ci mettiamo d'accordo, su finte mediazioni che in realtà sono delle grandi inculate per la gente comune.

Ma quale civiltà abbiamo in Italia? In Italia l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è un Nuovo Umanesimo per rifare da capo il modo di pensare dell'italiano medio, dell'italicus che non esiste, perché in quanto essere storico che manca di una propria identità, poi fa scelte personali, culturali e politiche di discutibile interesse collettivo.

Se c'è un paese dove vige il caos, questo è proprio l'Italia, patria di una apparente libertà che in realtà è solo una grande confusione mentale, storica e culturale, priva di una qualsiasi parvenza di etica umana e sempre più basata su un utilitarismo di convenienza.

Michela Diani, 4 maggio 2017

Foto dal web

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