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Relazioni normali no?


Venerdì 5 maggio ho partecipato presso la sala Belvedere E.Jannacci di Palazzo Pirelli, a Milano, a un convegno sul tema della pedofilia. Ho deciso di parteciparvi, originariamente, non solo per l'argomento, giacché è un tema su cui è importante acquisire informazioni da fonti accertate e approfondite, ma anche perché l'evento era organizzato da una associazione sul territorio di Regione Lombardia, SiCURA, di Gallarate, unitamente al Garante della Regione Lombardia, dott. Massimo Pagani. Non so quanti di voi sapranno che, sul territorio di ogni Regione, esiste infatti, un Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza che, insieme al Garante Nazionale ha come obiettivo e compito quello di salvaguardare i diritti dell'infanzia attraverso interventi giuridici e normativi, oltre che culturali, che vadano a tutelare bambini e adolescenti.

Le presenze al convegno sono state d'eccellenza. Ma stavolta quando dico d'eccellenza, non parlo di forma. Ho ascoltato a un convegno pubblico persone preparate, coinvolte empaticamente da quanto stavano relazionando e perfino dotate anche di un chiaro ' spolitically correct' assolutamente necessario quando si vanno a toccare temi come questo, in un paese con una seria confusione mentale nonché ignoranza, circa parecchie problematiche del vivere della collettività. Ho percepito e devo dire che questo mi ha fatto piacere, una fatica da parte dei relatori di fronte alla trattazione di un argomento così delicato, ma anche così profondo, e che apre a sua volta a tanti vasi di pandora altrettanto impegnativi. Quando vi è una fatica emotiva da parte di chi parla significa che sta veramente 'agendo dentro' quanto viene raccontato. Insomma, per dirla fuori dai denti, di tecnocrati aridi e pure mezzecalzette nelle istituzioni adibite al servizio della collettività, noi cittadini ci saremmo anche rotti le scatole. Ci siamo rotti le scatole di politici a cui in fondo non gliene frega niente di quanto viene trattato, di giornalisti in cerca di visibilità ma che in realtà non hanno a cuore una vera rivoluzione culturale, ma soprattutto di professionisti impreparati, inadeguati, senza aggiornamento professionale, senza capacità di indagine relazionale, senza un occhio veramente attento a ciò che stanno facendo e senza un vero interesse per la collettività nelle istituzioni pubbliche che da Tribunali, a servizi sociali e qualsiasi tipo di servizio al cittadino procurano alla collettività più disagi e problemi che soluzioni. Quindi, come dire, questo convegno per me è stata una bella sorpresa.

Il punto focale di tutto il dibattito può essere sintetizzato in una sola parola - ovviamente non il contenuto totale - relazione. Pedofilia, incesto, abusi sessuali e tutte quelle che sono i comportamenti malsani traggono origine da schemi relazionali scorretti e malati. Quindi la relazione è al centro. Pensare che, nella nostra vita, tutto si basa sulla relazione. La prima relazione quella con noi stessi, poi quella con gli altri e anche con tutto ciò che facciamo, siamo, agiamo, adoperiamo.

Pochi giorni prima del convegno, ho visto che, anche il dott. Roberto Cavaliere, esperto di relazioni d'amore e di coppia, ha dato alla luce un suo nuovo libro: '' Se non mi amo, non ti amo'', in cui mette in evidenza le dipendenze affettive che paiono essere diventate la norma di questi ultimi tempi storici.

Una riflessione quindi: sappiamo cosa è l'Amore e cosa significa amare? Dal mio punto di vista aveva ragione E. Fromm, quando sosteneva che non c'è argomento in cui crediamo di essere tutti molto preparati e di non aver bisogno di formazione, quanto l'amore, e di conseguenza, ciò ci porta a una grande, immensa, profonda ignoranza sul nostro modo di vivere le relazioni e sui nostri schemi relazionali corretti o non corretti per noi e per gli altri. Eppure è un tempo dove le opportunità di avere informazioni e formazione, anche gratuita, - si pensi alla molteplicità della rete ben usata- non mancherebbero. Non c'è peggiore bestia grama che l'ignoranza. Il Garante della Campania, nel corso del convegno, ha richiamato un suo intervento che ha destato scalpore e scatenato l'opinione pubblica perché secondo una sua ricerca, l'incesto è considerato la normalità in alcune zone della Campania proprio a causa dell'ignoranza. Capisco che quanto detto dal Garante e dai relatori presenti in sala possa aver 'stomacato' l'ascolto di qualcuno, però purtroppo alcune verità bisogna dirsele e senza girarsi tanto intorno. In un tempo in cui, peraltro, anche il fenomeno del femminicidio è in crescita e la capacità dello Stato e delle Istituzioni nell'arginare questi fenomeni sempre minore, credo sia il caso di porsi delle domande e di darsi anche delle risposte.

Le domande sono: Ci sono leggi che tutelano le vittime? A sentire il dott. Giulini, criminologo, non sono le leggi in se stesse a rappresentare un limite, quanto l'efficienza applicativa del sistema.

Gli operatori che mettono mano a queste questioni sono sempre preparati per farlo? Tutt'altro. Da più relatori il problema della competenza di chi è chiamato a riconoscere questo tipo di situazioni e di intervenire poi è emerso; sia dagli psicologi presenti in sala che hanno chiaramente sostenuto che è anche capitato di dover gestire casi che non erano stati riconosciuti da colleghi, sia da parte del Garante stesso della Campania che ha sottolineato come ogni lavoro portato avanti da ogni Garante in ogni Regione ha la necessità di poter contare su personalità e professionisti preparati che spesso sono proprio quelli che mancano. Qui mi viene da dire, non sarà anche una questione legata alle risorse economiche che il Governo predispone o non predispone per questo Istituto Nazionale e territoriale? Non sarà per il fatto che ai nostri governi non gliene frega una beata cippa di educazione della collettività, ma solo creare istituti proforma per garantirsi visibilità e voto, non fornendogli poi tutto l'occorrente per poter lavorare bene?

Ecco, insomma, i punti da trattare qui sono parecchi e quindi ci torneremo su. Per ora vi voglio lasciare solo un imput importante legato al tema della relazione. Vi siete mai chiesti se vivete relazioni sane? Anche senza scendere in abusi, incesti e pedofilia, le dipendenze affettive sono molto più diffuse di quanto non ci immaginiamo nel nostro tempo, in cui più che di relazioni di amore, possiamo parlare di relazioni di convenienza, comodità, utilità, roba ben diversa dall'autenticità relazionale. Intendiamoci, non voglio e neppure tocca a me 'patologizzare' la società, ma anziché preoccuparsi dei selfisti della domenica mattina con la bocca a culo di gallina sui social per creare una nuova patologia da inserire nel DSMV, non converrebbe studiare bene quelle che già ci sono e magari, così tanto per dire, diventare veramente capaci di riconoscerle, curarle e di conseguenza portare pregio e lustro intellettuale e pratico alla collettività?

Non occorre essere né geni, né giornalisti, né particolarmente informati, per sapere che il modo di operare nelle istituzioni nei confronti di queste problematiche sia molto superficiale, per non dire negligente, tranne ovviamente per quei professionisti ovunque sparsi in Italia che, avendo a cuore ciò che fanno, non per politica, non per portafoglio, ma per passione, sono coloro che poi di fatto danno un contributo in avanti e di crescita per la società stessa.

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