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Il bullo dovrebbe essere citrullo anche in Tribunale


Ieri, ho partecipato alla festa di fine anno della scuola di mia figlia che frequenta le elementari. Il tema della recita di fine anno è stato quello della legalità e del bullismo. In verità, la recita, per la precisione, è stato il frutto di un lavoro progettuale svolto durante tutto l'arco dell'anno scolastico, incentrato su questi temi ed ispirato alla nostra Costituzione e ai suoi principi. I ragazzi più grandi hanno anche inneggiato l'inno di Mameli e per me è stato molto significativo e piacevole sentirlo. Si comincia da piccoli a istillare lo spirito patriottico o almeno si dovrebbe cominciare, giusto per non sentirsi ospiti a casa propria, ma cittadini sovrani da grandi.

Il tema mi intrippava e si sa, mentre guardavo quella meravigliosa messa in scena fatta dai bambini della scuola elementare che hanno parlato e cantato, tra cui una canzone ' Bullo, citrullo', la mia lingua biforcuta e già un pò calda dato quanto stava accadendo da poche ore prima e riguardante il boss mafioso Riina, cominciava ad agitarsi. Eh sì, perché, è encomiabile che i ragazzi vengano in una comunità cittadina educati alla legalità e addestrati a riconoscere il bullo e il fenomeno del bullismo. Sono encomiabili i lavori di tutte quelle associazioni e movimenti che sotto varie forme combattono ogni forma di bullismo. Pensate, ha partecipato anche una esponente della Guardia di Finanza, la quale mi ha dato una ulteriore chiave di lettura interessante. Ha sostenuto, infatti, che il bullismo ha varie forme e anche il non pagare le tasse, l'evadere il fisco è una forma di bullismo e prepotenza. Tuttavia non ho potuto fare a meno di aggiustare poi, un pensiero molto fermo: se in quella stessa comunità cittadina vengono invece in Tribunale spesso giustificati i bulli? Che senso ha educare i ragazzi alla legalità, anche alla denuncia del bullo che, magari da piccoli è alle maestre, ma da grandi è alle autorità competenti, se poi quando denunci è il bullo che viene assolto, premiato, e di conseguenza rafforzato? Insomma, ai bambini andiamo a dire che non è lecito farsi rubare la merenda e poi quando torna a casa questo stesso bambino, trova il padre che dice alla madre ' stai zitta, che sei una cretina' e gli diciamo che è normale? Voi capite che nelle categorie di giudizio di questa collettività c'è più di qualcosa da sistemare. Ma non nei bambini, attenzione, negli adulti. Tutti quegli adulti che davanti ai bambini dicono che è giusto difendersi e denunciare il bullo, ma che poi, invece, quando un adulto è vittima di violenza e denuncia lo isolano, compatiscono e perfino giudicano per matto. Addestriamo, addestriamo i ragazzi, ma mi raccomando poi, ipocritamente scarceriamo i Riina della situazione, i piccoli Don Rodrigo dei poveri in città. Mi raccomando insegniamo ai bambini il coraggio di denunciare e fare protesta e poi da adulti comportiamoci con un aberrante incrocio tra Don Abbondio e Ponzio Pilato. Baciamogli la mano al bullo e diciamo alla vittima di portare pazienza, che è tutto l'esatto contrario di quello che pretendiamo di insegnare ai ragazzi, così almeno su una cosa saremo proprio sinceri mostrando loro fin da subito l'ipocrisia di una società fondata sull'incoerenza e sulle parole, dove il bullo vince sostenuto dai potenti, dal denaro, e pure dai cretini, diciamocelo, e la vittima soccombe sola nell'indifferenza. Poi, diciamogli anche, per onestà intellettuale, ai ragazzi, che, nella Repubblica del Bon Ton chi denuncia è considerato fastidioso e chi invece si accoda e subisce persona perbene, gentile ed educata, perché i toni non bisogna alzarli mai, la rabbia del popolo e della protesta è molesta, la rabbia delle vittime è molesta, perché fa emergere l'incapacità dello Stato di porvi rimedio. Fatto tutto ciò, proviamo a guardarli negli occhi per vedere se ci riusciamo. Una comunità cittadina che educa alla legalità partorisce buoni cittadini. Una comunità che da una parte educa alla legalità e dall'altra assolve i bulli e i corrotti, non educa alla legalità, ma alla schizofrenia, chinando il capo alla prepotenza.

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