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Mora il malgoverno: Masaniello oggi


7 luglio 1647. Un pescivendolo sollecita il popolo alla rivolta contro il malgoverno e l'ennesima umiliazione della casta. Tommaso Aniello, a tutti noto come Masaniello, parla al popolo italiano anche oggi.

Intanto, una prima lezione che ci fornisce il suo spirito è che, anche oggi, le piazze del popolo vengono animate da rivoluzionari che attraverso la parola sollecitano il popolo a ribellarsi a un malgoverno e ai gioghi da esso imposti. Anche oggi, persone normali si sono autoinvestite, come Masaniello, di invocare nel popolo sentimenti di ribellione allo status quo, che si rivela oggi, come allora, invivibile, inumano, inaccettabile.

Una seconda lezione è che oggi come allora il popolo italiano, diversamente da quello francese, più propenso all'iniziativa personale, necessita di ' qualcuno' che lo sproni, che lo faccia uscire dal sonno e dal letargo, che lo spintoni verso la ribellione. Questo è un elemento molto importante della caratteriologia del popolo italiano, un elemento di cui non dobbiamo dimenticarci, senza correre il rischio di aspettarci da un popolo una iniziativa e una verve che nella sua storia non possiede. Il M5S insiste molto sulla presa di coscienza del popolo davanti ai soprusi del malgoverno, a scendere in piazza e bisogna prendere atto che, senza di esso, episodi così frequenti di piazza non sarebbero certamente entrati nella storia dei nostri giorni.

Ma a questo punto della storia, mi pongo delle domande a cui non riesco a trovare risposta.

E' lecito chiedere al popolo di più di quello che sta facendo? E se sì, cosa di preciso? Oppure dobbiamo rassegnarci al fatto che per come è fatto il popolo italiano, per la sua struttura, la ricerca di un leader, di una guida, di un qualcuno prenda le redini della situazione sia l'unica via possibile? Una cosa è certa: questi non sono più tempi del dire, cioè del continuare a ripeterci le stesse cose, vale a dire che il popolo dorme, che si deve svegliare, etc..., perché una buona parte di popolo la sveglia l'ha messa da un pezzo e certamente non possiamo attendere che tutto il popolo si sia svegliato per fare la rivoluzione. Non è più tempo di dire, ma di fare. E fare che?

Perché qui il punto è anche cosa fare per dare uno scacco abbastanza forte al potere da metterlo in crisi e farlo cedere, agire con una azione efficace e ben mirata che porti all'ottenimento del risultato.

E' lecito aspettarsi che il popolo faccia tutto da sé? Oppure chi ha più potere in Parlamento e rappresenta il popolo dovrebbe cominciare a ipotizzare azioni più forti e determinate per raggiungere l'obiettivo?

Una cosa è certa: il popolo deve ritrovare quella sollecitudine e quella voglia di ribellione dei tempi di Masaniello, deve tornare a sentirsi parte della storia del suo tempo, protagonista e non suddito, un cittadino dotato di una sovranità che deve essere messa in campo e agita - non basta essere consapevoli di possederla - , ma dall'altra chi ha più potere effettivo deve corrispondere in maniera più decisa ed efficace al potere che gli appartiene e di cui è stato investito dal popolo stesso. Non sono una stratega, e neppure ho particolari capacità in questa direzione, ma non serve essere dei geni per comprendere che per uscire dallo stand by in cui siamo, una strategia da battaglia serve eccome. Insomma, bisogna inventarsi qualcosa. E non ci sono scuse, Masaniello non era altro che un pescivendolo. Eppure ha fatto la sua parte nella storia. E non si è tirato indietro.

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