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Il viaggio consapevole, alternativa al destino


Viaggio è ' l'andare da un luogo a un altro', dunque la traslazione da un punto detto di origine a un altro detto meta. ( Il viaggio come metafora dell'esistenza, C. Widdmann).

Si è soliti pensare che il fato e il destino abbiano un grande peso nella vita dell'essere umano. In parte ciò è vero fino a che l'essere umano non diviene consapevole del suo viaggio e smette di conseguenza di essere vittima della sua esistenza per divenirne al contrario protagonista indiscusso. Niente di più vero di quello che affermava Jung quando diceva che se l'individuo non diviene consapevole di ciò che è inconscio, egli verrà dominato dalle sue ombre. Siamo esseri pieni di luce e godiamo della bellezza di una interiorità profonda, ma troppo spesso per il timore di compiere il nostro viaggio finiamo per divenire vittima delle nostre ombre.

Ed è allora che dobbiamo avere il coraggio di prendere le nostre ombre e trasformarle in luce. Modellarle come creta viva fino a fare di noi stessi una opera che ci appartiene. Solcare a volte le vele delle nostre paure nel mare agitato della nostra emotività ci rende persone solide e forti, molto più temprate e mature del capitano che naviga sempre in acque tranquille, perché ciò che ci distingue è l'esperienza di aver guidato la nostra barca, di avere preso le redini del nostro 'destino'. Quanto conta il credere di poter comandare la barca in mezzo alle onde di fronte al timore di venirne risucchiati, quanto contano il desiderio e la passione per il viaggio che si contrappongono alla pigrizia di una esistenza vissuta senza interrogarsi e senza guardarsi dentro, quanto conta la consapevolezza di non voler né poter vivere in superficie, di voler succhiare il midollo della vita e di volerla godere a pieno. Quanto conta sapere che ci apparteniamo e che nelle nostre mani è il nostro viaggio e la direzione che gli vogliamo dare, quanto conta avere una meta e piegare le vele per arrivarci, quanto conta crescere nel viaggio, tornire la muscolatura per tenere con forza la barca in mezzo alle onde, quanto conta avere coscienza di chi vogliamo essere. Jung chiamava tutto ciò il processo di individuazione, il viaggio attraverso il quale la persona diviene se stessa, padrona della propria esistenza e soggetto attivo della propria trasformazione ed evoluzione. Il che è l'esatto opposto del destino, del vivere così tanto per..., Nell'essere profondo di noi stessi vi è una innata capacità di leggerezza che è cosa ben diversa della superficialità e a cui è possibile accedere come ad uno scrigno prezioso solo dopo essersi immersi nella profondità del mare. Nel viaggio cambiamo, ci trasformiamo, non siamo più gli stessi di quando siamo partiti. E la cosa bella è che quando lo facciamo, cioè quando viaggiamo, siamo felici delle persone che diventiamo.


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