Libertà reale o fittizia?
''La Pace ha inizio quando non ci si lascia gestire dagli altri''. Cit.
Quante volte ci sentiamo in dovere di fare e non fare qualcosa per una specie di rispetto o riverenza verso qualcuno o anche semplicemente perché l'altro non ci resti male. Quante volte rinunciamo non solo a fare o non fare qualcosa, ma perfino a essere ciò che siamo perché all'altro procura fastidio oppure perché l'altro ci vorrebbe diversi. Quante volte viviamo relazioni che senza accorgercene - perché la consapevolezza implica già una presa di distanza - che in qualche modo ci incatenano con una forma di prevalenza dell'altro su di noi. Quanti condizionamenti interiori - ossia che provengono dai limiti che noi stessi imponiamo a noi stessi - ed esteriori - cioè quelli che permettiamo alle condizioni esterne di imporci - ci portiamo appresso ogni giorno e in ogni scelta.
Puntare a essere persone libere che accolgono anche la libertà dell' altro è frutto di un lavoro profondo su di sé, sui propri schemi relazionali, sul proprio modo di rapportarsi con gli altri, sullo sviluppo e sulla evoluzione della propria assertività, nell'amicizia come nell'amore. E' frutto di una propria importante evoluzione interiore nella quale ben si impara a distinguere ciò che è Amore da ciò che non lo è, ciò che è generosità da ciò che è invece rinuncia di sé per l'altro, ciò che è lasciare spazio all'altro e ciò che invece è passività o permettere all'altro atteggiamenti prevaricatori.
Invece, la nostra società è piena di rapporti di dipendenza sia nell' amicizia che nell' amore e di persone che ci vogliono non amare, ma incatenare, usare per quella determinata 'utilità' del momento, che sia essa una utilità pratica o affettiva, per riempire vuoti, per succhiare energie, etc.... Spesso, infatti, amici e compagni sono finti liberi. Gli piace la libertà solo quando riguarda loro, ma non riescono ad accettarla e digerirla al contrario e diventano nervosi, maniaci del controllo, eccessivamente curiosi, invadenti e talvolta anche prepotenti quando 'secondo loro' usiamo con diritto la nostra libertà. Che questa libertà consista nel non rispondere a un messaggio wattup nell' immediato come è nelle loro aspettative, nel non rispondere al telefono perché in quel momento non si vuole o non si può interrompere qualcosa, nel non condividere per forza un pensiero, una esperienza che preferiamo tenere per noi ... tutto ciò rientra nella propria sfera salutare di libertà, autonomia, indipendenza e intimità personale. Non dare agli altri il potere di decidere direttamente o indirettamente per noi, di imprigionarci, comporta l'esistenza di uno spazio tra noi e l'altro, quello spazio che si chiama appunto libertà. L' amico libero come noi così come il compagno libero sanno essere liberi, presenti, discreti e non invadenti. Hanno coscienza di questo spazio, perché lo rispettano prima verso se stessi e poi verso gli altri. La frequenza interiore è quella della libertà e della reciprocità, non quella della dipendenza e dello 'sfruttamento' materiale o emotivo. E' quella del più autentico voler bene.
Molto spesso confondiamo persone che 'amano troppo' con persone che amano bene. Cosa significa?Che la generosità non è mai invadenza. Che il copione delle donne che amano troppo - dico le donne perché questo copione è principalmente femminile, anche se non soltanto- non corrisponde a persone che amano bene e che anzi spesso nascondono dietro a troppa generosità verso gli altri, la totale incapacità di avere uno spazio proprio di indipendenza e la necessità quindi di colmare questa incapacità di stare in piedi da soli con gli altri. Curare la propria evoluzione interiore è fondamentale per migliorare la qualità delle relazioni che si hanno e per averne di più appaganti. Peccato che in questa società non vi sia cosa che la gente reputi così inutile come il curare il proprio dentro, cosa che costa molta fatica. Curare il fuori e il fare invece che l'essere sono invece molto più a portata di mano.
Generosità e confine di sé sono due aspetti entrambi importanti nella costruzione della propria personalità.
L' apertura all'altro senza il senso del confine va spesso incontro a uno svuotamento di se stessi, ll senso del confine senza apertura all'altro diviene isolamento. Ciascuno di noi sa o deve imparare a sapere qual' è la misura per se stesso di queste due variabili, perché la propria può non corrispondere a quella dell'altro ed è per questo che nell'amicizia come nell'amore i rapporti cambiano, cambiamo amici e compagni, o rinegoziamo rapporti e relazioni nei periodi di grande cambiamento.
Michela Diani, Caffè pedagogico, 6 agosto 2017
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