Klimt del profondo
Al MUDEC, a Milano, è possibile visitare una mostra privata, su Gustav Klimt, un artista secondo me molto conosciuto per alcuni suoi dipinti, ma altrettanto sottostimato per il valore intrinseco e simbolico dei suoi lavori. Forte di una formazione temprata da impegno, talento, ma anche molte difficoltà connesse alla mentalità del suo tempo, egli spezzò, moltissimi tabù culturali dell'epoca attraverso una rappresentazione simbolica di figure molto spesso femminili, ma non soltanto, cariche di significati legati al valore della vita umana, nel suo senso introspettivo e alla capacità di sentire dell'uomo che emerge dal profondo, che non si limita alle apparenze, che sa andare oltre, anche oltre agli schemi imposti dalla storia e dall'epoca in cui vive.
Una mostra diversa da quelle tradizionali perché esperienziale, implicando un vissuto visivo e multimediale dei dipinti di Klimt accompagnati dalla musica, per richiamare senz'altro la sensibilità musicale che la madre, cantante lirica gli aveva trasmesso e che lo ha accompagnato per tutta la vita.
La mostra si svolge all'interno di un salone del Mudec, all'interno del quale essa viene vissuta ripetutamente, senza un orario di partecipazione, dando modo alle persone di entrare e uscire quando vogliono. All'ingresso prima di entrare, la storia dell'artista, la sua biografia, e la storia del periodo storico nel quale egli si colloca.
La mostra poi è una esperienza. Si entra, si gusta, si vive, ci si immerge, più che semplicemente guardare.
Dal mio punto di vista è possibile viverla in due modi. Un primo modo è prepararsi prima in maniera dettagliata sulla vita e sulle opere di Klimt per poter cogliere, entrando, il valore della mostra. In questo modo, la conoscenza supplisce l'assenza di spiegazione dei dipinti che generalmente nelle mostre viene assolta dalla guida oppure dall'ausilio audiofonico. Oppure un secondo modo è IMMERGERSI. Lasciare a intuito, sensibilità e occhi la possibilità di lavorare autonomamente senza una razionalizzazione di partenza per vedere anche quale risultato ha su di noi, sul nostro mondo interiore, sul nostro gusto, sulla nostra comprensione. Successivamente, si può approfondire l'opera di Klimt e comprendere il valore e il significato delle singole opere, andando a fondo. Una mostra meritevole di visita, in qualunque modo venga vissuta per imparare a cogliere che l'arte non è altro da noi, non è qualcosa di distante, ma provenendo dal cuore dell'uomo, vi è sempre in essa qualcosa di noi. In parte credo possa essere questo il senso di una mostra interattiva: mostrare che l'arte non è qualcosa che riguarda elite culturali o intellettuali, ma qualcosa che riguarda indistintamente lo spirito umano e che anzi, esso può crescere, maturare, migliorarsi attingendo ad essa. Un elemento invece di miglioramento invece da parte del Mudec, dal mio punto di vista, sarebbe limitare il numero dei partecipanti in sala affinché si possa gustare pienamente con una migliore visibilità e tranquillità. A guardare bene, immaginarsi di essere da soli mentre la si vive può aiutare a percepire la maestosa, quanto semplice grandezza dell'arte Klimtiana, a gustare gli effetti poderosi associati ad essa, effetti sonori e visivi, che seppur importanti non mettono in ombra la centralità delle opere, ma ne arricchiscono il senso affinché il fruitore ne possa cogliere il significato simbolico presente.