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Non si cambia la storia chiedendo il permesso


'Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta- “satyagraha”: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa.''

''Il Mahatma rifiuta la violenza come strategia di lotta in quanto la violenza suscita solamente altra violenza. Di fronte ai violenti e agli oppressori, però, non è passivo, anzi. Egli propone una strategia che consiste nella resistenza passiva, il non reagire, in altre parole, alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile, vale a dire il rifiuto di sottoporsi a leggi ingiuste.'' Da: Giovani e Missione

“La mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male,… portato a sistema, non con chi fa il male” (Gandhi, Gandhi Parla di Stesso, p.128).

Qualcuno quindi ha ancora il coraggio di dire che chi si oppone a un sistema che non funziona è un violento? Se il principio di legalità si basa sull'illegalità un popolo ha tutto il diritto di ribellarsi. Gandhi guidò la ribellione civile di massa verso l'Indipendenza con misure civili, non violente, ma anche molto determinate proprio perché non vi era altra soluzione per rispondere ai soprusi del governo che la ribellione.

Ora, a distanza di anni, noi parliamo di Gandhi come di una guida spirituale a cui nessuno osa più dare un valore dubbio o negativo. Ma allora fu osteggiato e visto come una mina vagante dal governo, arrestato e considerato pericoloso.

Come sempre, la domanda è: ma pericoloso per chi? Il sistema considera sempre violento colui che non accetta i suoi soprusi. E' il sistema che deve farsi curare e comprendere che la non violenza non è la passività.

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