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Il galateo delle separazioni


Quando iniziai la mia vicenda di separazione, l'avvocato mi disse che le separazioni allo stato attuale si trasformano quasi per prassi in conflitti patologici, vale a dire in situazioni di conflitto perpetrato che viene procrastinato talvolta anche per moltissimi anni. Mi disse che separarsi negli ultimi anni, a causa della degenerazione di come esse vengono affrontate nei tribunali è come entrare in una catena di montaggio. E non parlava solo della mia città, anche se prevalentemente.

Per nulla tra le righe insomma, mi mise sul piatto e sicuramente senza accorgersi - perché ne parlò in maniera così naturale che sembrava la cosa più normale di questo mondo - una verità di grande spessore.

Quello che tuttavia non fece e cercherò di farlo io adesso è cercare delle motivazioni per comprendere perché siamo arrivati a questo punto, perché sono sempre dell'idea che, nel momento in cui si capisce che la strada si è persa, se si ha buona volontà e anche un pò di umiltà, essa si possa anche ritrovare.

Innanzitutto parliamo dei giudici, i quali sono sempre più spesso oberati di lavoro e di incombenze, ragion per cui non ritengono sia neanche più fondamentale stare ad ascoltare i coniugi che arrivano in udienza e sarebbero tenuti ad ascoltare da codice civile.

Che sia perché sono oberati di lavoro e di scartoffie ( le scartoffie sono tutti i processi di separazione) , che sia perché quella mattina si sono alzati con la luna storta ( ricordiamoci che i giudici sono persone come noi, quindi ci sono giornate con le scatole girate come le nostre), che sia perchè e qui vado pesante, quell'avvocato gli è più simpatico di quell'altro o ne ha maggiore stima

( se gli insegnanti hanno le preferenze e lo sappiamo tutti, non vedo perché dovrebbe scandalizzarci sapere che anche i giudici le possono avere), fatto sta che spesso i procedimenti di separazione che finiscono davanti al giudice per una causa, si tramutano in vere e proprie guerre e per nulla da tavolino. Per nulla da tavolino perché per il giudice restano scartoffia sul tavolo, ma per le persone coinvolte soprattutto se stanno subendo, proprio no.

Vedete, tutte queste cose, affermate sopra, ci starebbero anche, se tutto ciò andasse di pari passo con l'onestà intellettuale di ammetterle, riconoscerle e porvi rimedio.

Ma avete mai provato voi a contraddire un giudice? Se un avvocato ci prova rischia di venire redarguito in malo modo, se ci prova un cittadino, che non può assolutamente aprire bocca se non è il giudice che lo chiede espressamente, devi solo arrotolare la lingua e metterla in tasca. Capite che quindi in certe situazioni dove la tua separazione ti impedisce di proferire parola come un film muto e non alla Charlie Chaplin dove almeno hai la mimica, è ben difficile che tu riesca di far capire al giudice la tua situazione che poi può essere peraltro lo specchio di tante.

Diciamocelo, i giudici sono anche stufi di questi coniugi che litigano per tutto, perché in fondo cosa volete che sia dover litigare con un genitore che si rifiuta di firmare il rinnovo della carta di identità del figlio, visto che lo fanno talmente in tanti che per loro tale comportamento ha assunto i tratti della normalità giuridica e tu puoi, tranquillamente pagando, rivolgerti a un avvocato che manda una bella raccomandata per comparire davanti al giudice tutelare?

Il problema sta proprio qui: poiché certe prassi ORMAI, vengono considerate normali, se tu ti opponi a questa normalità facendo notare che probabilmente c'è qualcosa che non funziona a monte sei solo un grande scassaminchia di dimensioni cosmiche.

Ma non è soltanto questo. I giudici non sono e non rappresentanto l'unico aspetto di un ingranaggio che non funziona. Ah, poi, certamente non tutti i giudici sono così, per carità non si può fare di tutta l'erba un fascio. Certo è che la quantità di corsi e ricorsi, di procedimenti civili che sfociano nel penale, percorsi ai servizi sociali, mediazioni spesso fallimentari, etc...dovrebbe almeno creare un piccolo piccolissimo sospetto che qualcosa da correggere nelle prassi ci possa essere. O no?

Tutti hanno paura dei giudici. Tutti. Scordatevi gli avvocati dei film che non esistono. Anche il più bravo avvocato e con gli attributi non contraddirà mai il giudice per il proprio cliente. Chiamatela riverenza, chiamatelo rispetto istituzionale, riconoscimento di uno che sta al di sopra, quindi di una autorità, saper stare al proprio posto, come meglio credete.

Il fatto è che se i giudici non fanno parlare nessuno e spesso si sa che neanche leggono del tutto le scartoffie che gli passano sotto mano, come fa a arrivargli la voce nell'orecchio che non è che fanno sempre proprio tutto giusto?

Mi piace anche scherzare sulle cose, perché l'ironia spesso è ciò che ci salva dalla disperazione, ma arriva un punto che francamente anche l'ironia non basta più, perché ciò che ci va di mezzo è la tua vita e loro non se ne accorgono neppure, perché sei uno dei tanti numerini che passano per le loro mani giorno dopo giorno.

Bisogna spezzare una lancia a favore dei giudici, introducendo un'altra figura importantissima in un tribunale che sono i periti, ossia questa cremosa cremosissima crem di intellettuali ed esperti che in teoria - dico in teoria, perché nella pratica è tutta un'altra cosa - dovrebbero essere l'occhio attraverso cui il giudice guarda la situazione, mette in salvo i minori, crea delle condizioni di vivibilità per tutti.

Ecco questo accadrebbe in una Italia dove le persone fanno il proprio mestiere con passione, con rispetto delle persone che si hanno d fronte, con senso civico, con lungimiranza anche del futuro, etc...Ahimè in una Italia dove purtroppo ai periti spesso mancano oltre che le competenze, le capacità per fare quel mestiere, dove l'unico punto di riferimento che hanno è la protezione di un magistrato e non certo la loro abilità professionale, dove portare a casa 2000 euro per una perizia nullafacente è così facile, succede che i giudici sopravvalutando le persone a cui si appoggiano, finiscono con il creare dei gran casini alle famiglie, spesso andando a procurare ulteriore danno alla parte sana delle persone coinvolte e tutelando invece le persone che andrebbero messe al palo.

Poiché poi non sono abituati nè ci tengono ad avere qualcuno davanti che li contraddice, quando ciò accade, tu sei veramente la pustola più fastidiosa esistente sulla faccia della terra, una pustola piena di pus che deve essere schiacciata perché ogni volta che fa uscire un pò di pus - ed è cioè la consapevolezza che hanno cannato - tutto ciò gli fa sentire un gran dolore.

Terzo aspetto. La legge non semplifica le cose. Se abbiamo fior di magistrati e poliziotti che dichiarano ogni giorno pubblicamente che il nostro sistema giudiziario è fatto per tutelare ladri, corrotti, mafiosi e prepotenti, il vago sospetto che anche in questo ambito vi sia qualcosa da mettere sotto accusa non manca.

Quarto aspetto. L'alienazione parentale. Essa è un brutto male che affligge le separazioni. E' un cancro ormai molto evidente e pieno di metastasi ma su cui la magistratura fatica a esporsi per migliaia di ragioni. Non mi si venga a dire, per favore, che non esiste una legge sull'alienazione parentale. Sì, perché è vero che non esiste una legge specifica, ma esistono sentenze e anch'esse fanno giurisprudenza, perché un giudice se vuole può fare veramente tutto quello che gli pare, solo che si guarda bene dal farlo se ciò lo può mettere o in cattiva luce o in posizioni scomode. In dipartimento famiglia, scordiamoci Falcone, Borsellino, Di Matteo, e giù di lì. Benché, ribadisco, non si possa fare di tutta l'erba un fascio, l'ambiente è sempre più folto di soggetti alle soglie del burnout per il troppo lavoro e la mancanza di risorse di personale di cui area civile e penale spesso mancano - anche la Politica e il Governo hanno le loro colpe - esasperati dai litigi, ormai molto più simili a dei sacerdoti che invitano le vittime al cattoperdono permanente pur di sbolognarsi pratiche litigiose e fastidiose che creano solo grattacapi. Anche perché se i processi di dilungano si beccano sonori cazziatoni dalla Corte Europea.

Quinto aspetto: i bugiardi, i finti padri e le ex mogli che non hanno nulla di cui lamentarsi.

Per onestà intellettuale, non da ultimo, occorre trattare il punto di vista della comunità.

Sì, perché attaccare i giudici è lecito se ci sono delle motivazioni, i periti si possono anche azzannare perché devono capire che se decidono di fare questo mestiere esso deve avere caratteristiche differenti dal pescivendolo, ma non si possono trascurare le colpe di una collettività italiana civile - o incivile - furba, ignorante, talvolta proprio mascalzona e arrivista che rende molto difficile ai giudici fare poi la differenza tra le persone.

Anche se nel tono sembra che io ci scherzi sopra, non è affatto uno scherzo, ma proprio per nulla. Probabilmente, un altro elemento che rende le separazioni patologiche è che i giudici non credono più a nessuno e hanno perso o forse non ce l'hanno mai avuta, non lo so, la capacità o la voglia di discernere che tipo di persona hanno di fronte e a distinguere un bugiardo da uno che dice il vero. Certo è che abituati a ex mogli che agli ex mariti gli hanno rasato anche il culo del barile, non sono sicuramente molto propensi a una sensibilità sull'argomento violenza contro le donne. Importante è dire che a causa di donne fondamentalmente arriviste per denaro, e che non hanno nulla di cui lamentarsi, che magari non hanno neanche la più pallida idea di cosa voglia dire avere un ex marito che ti apre processi su processi pur di crearti problemi, risulta probabilmente più difficilmente credibile a un giudice, una persona che nel mucchio dice il vero.

Trovo però che questo sia un problema saliente da risolvere, perché a non volerlo fare e da subito, cioè quando si entra in un Tribunale, appoggiandosi a periti impreparati, poi veramente si creano degli inferni viventi a persone sane e perbene, a causa di negligenze istituzionali che rasentano la demenza. Alcune delle cose che dico le ho vissute e le vivo sulla mia pelle, ma ho sempre l'umiltà di riconoscere che c'è chi sta peggio di me, giacché attraverso i casi che mi vengono raccontati e le situazioni in cui mi imbatto, il panorama è raccapricciante.

Ci sono persone a cui in Italia viene veramente uccisa la vita dalla malagiustizia istituzionale, cosa che potrebbe largamente venire evitata se le persone facessero il proprio mestiere - che peraltro hanno scelto di fare - con coscienza, passione e rispetto.

Mi dispiace se dà fastidio ciò che dico, ma la negligenza di un giudice e di un perito non possono essere parificate alla distrazione di un fruttivendolo. Perché il fruttivendolo al massimo ti vende una mela marcia, tu vai a casa, te ne accorgi e la butti.

Un giudice e un perito invece ti rovinano la vita. Se anche non vi piace sentirvelo dire, questa è una responsabilità che è ora che cominciate ad accorgervi di avere.

Lascerò ad altri articoli o chissà magari a un libro l'approfondimento dell'argomento servizi sociali, spesso costituiti da ragazzette con il ciuccio in bocca, senza esperienza nè competenza, ma addette a fare relazioni e riporti devastanti e infedeli al reale perché imbevute della stessa voglia di prendere posizioni scomode delle stesse persone di cui sopra.

Trovo che delle caste che si rispettino, debbano anche avere l'umiltà di riconoscere che forse hanno sbagliato e stanno sbagliando qualcosa e che di ciò debbano prenderne atto non solo per correggere i loro errori, ma anche e soprattutto per non procurarne altri.

La vita è una, cari signori, e una persona onesta non la vuole certo trascorrere in un tribunale, tra servizi sociali, avvocati e quant'altro. Ma se si viene aggrediti o se sulla propria pelle vengono commessi dei soprusi, il cattoperdono non è certo la soluzione per avere una giustizia che funziona né tantomeno dissuasiva verso separazioni conflittuali e patologiche.

Il cattoperdono che nei tribunali viene sempre richiesto alle vittime non fa che aggravare la presa di forza da parte di chi litigioso parte dall'inizio. Il far finta che i conflitti non esistono o liquidarli come patologici per toglierseli di torno, non equivale a risolverli, ma ad aggravarli.

E del resto, è lecito che in una società che spara corsi sul bullismo in ogni dove, poi quando questo bullismo avviene in famiglia da parte di un padre, eh no, l'immagine del padre è sacrosanta, non si deve toccare! Evviva la coerenza!

Gente, facciamo così, tornate a studiare, che è meglio. E fatevi una bella iniezione di senso comune, insieme alle pagine dei libri che volete spiattellare sulla pelle degli altri, senza neanche sapere cosa state dicendo.

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