Quel maestoso Caravaggio
Presso Palazzo Reale a Milano, trova spazio fino al 28 gennaio 2018, una maestosa mostra del Caravaggio, - nome d'arte tratto dal nome del Borgo in cui nacque il padre - ossia Michelangelo Merisi, pittore di prestigio che tra la fine del '500 e l'inizio del '600, segno' con la sua opera straordinaria un importante passaggio nell'arte pittorica italiana.
20 dipinti provenienti dai musei più prestigiosi d' Europa e non solo, in quanto è presente all'appello anche il San Giovanni Battista di Kansas City, delineano l'opera di un artista tormentato quanto grandioso nella sua capacità artistica. Benché non abbia mai amato particolarmente il Caravaggio per la vittoria dell'oscurità sulla luce, per l'insistenza di un onnipresente buio che spesso è la base primaria dei suoi dipinti, non è possibile non riconoscerne il valore, la competenza artistica e la capacità pittorica, una capacità che ho peraltro scoperto estremamente abile anche nella rielaborazione di tele già utilizzate che lui riusciva con estrema destrezza a modificare completamente con il chiaro scuro della sua mano, dando vita a dipinti completamente differenti rispetto a quelli originari. Una capacità di cui ho potuto rendermi conto perché a fianco dei dipinti era possibile vedere anche le radiografie degli stessi, attraverso le quali risultavano visibili a occhio nudo le tracce, le righe e le modifiche stesse fatte ai dipinti prima della disposizione del colore. Un vero e proprio maestro, dicevano i racconti e le 'leggende' piuttosto scontroso e burbero, con una vita dissoluta che spese tra bordelli e locande quasi a voler fare un affronto alla spiritualità grandiosa della sua arte. Nell'arte del Caravaggio tutto si gioca su personaggi reali, spesso talmente reali che una prostituta e una zingara diventano protagoniste di due dei suoi dipinti più importanti, la Maddalena e la Buona Ventura.
Senz'altro quello che ha maggiormente colpito me è stato il primo quadro di apertura della mostra, messo lì proprio per aprire il palcoscenico, anche grazie ai drappi rosso scuro che ricordano quelli che cadono sulle scene teatrali, Giuditta che taglia la testa a Oloferne. La rappresentazione pare viva e la radiografia talmente efficace da ricordare una vera e propria radiografia di persona umana, il taglio della testa - un soggetto piuttosto frequente in diversi dipinti del Caravaggio - è di forte impatto e lo sguardo di Giuditta curioso. La donna infatti taglia la testa al Generale assiro Oloferne perché egli voleva mettere l'assedio alla sua città, ma il suo sguardo pare quasi disgustato dal gesto, benché necessario. Trovate il dipinto di cui parlo proprio in copertina. La peculiarità di questa mostra rispetto ad altre che ho visitato è stata la percezione di poter quasi entrare nei dipinti, in parte dovuto alla dimensione di molti di essi, ma soprattutto per la capacità di Michelangelo Merisi di dare vita a personaggi che sembrano persone a cui stare al fianco, e ai quali avvicinarsi anche grazie al fatto che in effetti ai dipinti si poteva arrivare molto vicino. Il buio pare sempre vincere sulla luce perché egli lo fa sempre sfondo e vittoria sul dipinto, ma tutti i personaggi sono baciati da una luce fortissima che richiama quasi la presenza di un raggio divino che discende a illuminarli. Curioso il fatto che un uomo così dissoluto sia riuscito e rappresentare in maniera così vicina alla realtà storica e alla realtà anche cristiana molti personaggi della fede. Di certo, il pensiero, la riflessione, la sensazione che la mostra del Caravaggio mi ha lasciato è che più la pittura è rappresentazione dell'interiorità dell'uomo e più essa possiede un'anima che si riesce a percepire e a rivivere mentre si visita la mostra. I quadri assumono vita e non sono rappresentazioni lontane e morte di qualcuno, ma il ricordo tangibile di una essenza viva.
Ben si capisce quindi come, in ogni tempo, pittori e artisti siano stati assolutamente fondamentali nella trasmissione della cultura, nella rottura dei canoni del passato, nella presentazione di nuove modalità di 'immagine' per le quali sono stati spesso criticati, osteggiati e talvolta anche cacciati. Senza arte che anima un tempo storico, quel tempo storico è morto. A differenza, comunque, di altri artisti la cui grandezza fu riconosciuta in morte, il Caravaggio potè godere anche in vita di un grande prestigio e tutto ciò non solo grazie alla sua manualità, ma anche a commissioni di tutto rispetto e fama.