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Pubblicità a tette strizzate


In questo interessante articolo, la scrittrice mette in rilievo l'uso del corpo femminile nella pubblicità che è intimamente collegato con la sua mercificazione più o meno consapevole.

La riflessione che nulla a che vedere con un puritanesimo anglosassone che l'autrice cita, e neppure con un bigottismo clericale o moralista, è dal mio punto di vista connessa invece a una sana concezione della femminilità e della sua espressione che è uno spunto di riflessione che credo come donne ci dobbiamo porre per la costruzione di una identità.

Insomma donne, questa mercificazione del corpo femminile non è una rivoluzione sessuale, è uno sfruttamento e un lasciarsi sfruttare. E' anche un trasmettere alle nuove generazioni che a tette strizzate sui social si arriva prima e dappertutto.

Francamente no, non ci sto.

Nulla a che vedere questa mercificazione di sé con l'espressione di una femminilità anche esteriore, rotonda, armoniosa e vivace delle donne. No, non è moralismo, è solo buon gusto.

Da millenni ci confrontiamo, uomini e donne, con la seduzione. Dobbiamo però cercare di andare un pò più in là di Adamo ed Eva per comprendere che se la donna che ne abusa è di cattivo gusto, anche l'uomo che ci sbava dietro fa proprio pena. Se poi, di seduzione qui si può parlare, giacché come donna, francamente, io la seduzione la intendo proprio in tutt'altra maniera.

Questo è l'articolo a cui si riferisce il mio commento:

http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/10/25/news/no-alla-pubblicita-sessista-1.312705

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