Riflessione e azione
Ho sempre pensato che il ritirarsi in se stessi fosse indispensabile per un benessere interiore ed esteriore della persona.
Per dirla tutta, non c'è cancro peggiore nella nostra società di un efficientismo spesso vuoto che urta contro qualsiasi tipo di capacità di interiorizzazione della vita, del mondo e delle esperienze stesse che la vita ci permette di fare.
La capacità di stare da soli, con se stessi è anche imprescindibile per darci poi la capacità di essere in compagnia in maniera adeguata, di sostenere una relazione appagante.
Nell'epoca del fare e del tutto fare a questa capacità non si dà nessun tipo di valore e anzi spesso chi la possiede viene considerato asociale, strano o poco produttivo.
I vecchi monaci benedettini avevano un motto che mi torna utile per rappresentare ciò in cui dovrebbe consistere un equilibrio armonico tra una capacità di solitudine e una di operatività.
Ora et labora. Prega e lavora. Noi potremmo dire, avere la capacità di pensare, riflettere, avere un focus nel proprio centro per poi agire. Occorrono entrambe le cose. Una riflessione che non porta all'azione o al cambiamento è sterile. Una azione senza riflessione è spesso meccanica o vuota.