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Avete finito di prenderci in giro


" La rivoluzione che ho in mente io, probabilmente farà sobbalzare quelle che in questi anni, pur senza rendersene conto hanno barattato i diritti reali con il folclore. Allora prima come madri e poi come mogli o compagne, cerchiamo di trasformare dei bulli prepotenti, degli insicuri mollaccioni spesso rovinati da mammà, in uomini. Compito certamente non facile, care amiche di EchiLiberi, che se culturalmente possiamo farcela a trasformare la qualità delle relazioni tra i sessi, in pratica servono anche interventi immediati anche da parte degli attori istituzionali coinvolti, a partire dal legislatore, come dire dal Parlamento. Perché non è possibile che vi siano associazioni filantropiche che aiutano le donne, mentre le leggi dello stato vanno in direzione opposta. ...Avete mai provato che vuol dire avere tutti i giorni accanto un tizio che ti strilla nelle orecchie che non capisci niente, che sei una nullità e che pretende perfino di avere la password del tuo cellulare? Avete mai provato l'angoscia che prende a una donna quando, dopo la separazione, l'ex prende a calci la porta di casa, perché lei non lo fa entrare? Ecco, signori e signore della politica e delle istituzioni, prima di legiferare o depenalizzare ad capocchiam taluni reati, provate a immedesimarvi in queste situazioni. E sarebbe già un buon inizio per la rivoluzione che ho in mente io."

( Stralcio dell' articolo di Michela Diani, apparso su Echiliberi, sul numero di aprile 2015, Quella violenza che non si vede)

La violenza economica è parte della violenza che gli uomini esercitano nei confronti delle donne. In virtù del fatto che spesso le donne sono anche madri e di conseguenza hanno stipendi meno corposi di quelli degli uomini - anche perché in Italia, è un dato oggettivo che i loro stipendi sono più bassi rispetto a quelli maschili, e a causa di una mentalità ancora patriarcale dove l'uomo esercita una sorta di 'controllo' su ogni cosa, la violenza economica diviene parte forte di una pressione psicologica costante e insistente. La magistratura è ora che si attrezzi di cultura e di conoscenza rispetto all'ambito della violenza alle donne. Il motivo per cui in Italia siamo rispetto al tema della violenza contro le donne ancora nel Burundi, non è soltanto la scarsa legislazione sull'argomento, ma anche la profonda IGNORANZA di magistrati -spesso fermi loro stessi a una cultura patriarcale e retrograda, intrisa di maschilismo dove la donna DEVE, HA PIU' DOVERI CHE DIRITTI, di psicologi ed operatori nei tribunali che risultano impreparati e di conseguenza incapaci di effettuare corrette valutazioni sui profili di manipolatori, bugiardi, e violenti. Non è il titolo di psicologo a fare di un perito un professionista competente in materia. Penso sia ora che la magistratura prenda posizioni nette nei confronti di questa piaga sociale e in certo senso che la si finisca di rifugiarsi sempre nell'assenza di leggi a riguardo. Sono necessari magistrati che si espongano. Magistrati che prendano a cuore questo tipo di problematica. I rapporti dell'ONU parlano chiaro: In Italia, la violenza alle donne è un CRIMINE DI STATO. L'italia tollera il crimine della violenza alle donne perché è incapace di porvi rimedio.

Questi stralci pubblicati negli anni antecedenti non mancano di trovare anche oggi la stessa capacità di affermazione, visto e considerato che grandi passi avanti non ne sono stati fatti dalle istituzioni, intese come Giustizia e apparati istituzionali preposti a fornire alle donne gli aiuti necessari nelle situazioni espresse.

Ora però il tempo è scaduto. Non ci prendete più in giro, né abbiamo intenzione di stare zitte. Non abbiamo più intenzione di farci bastare briciole e promesse.Nè tantomeno parole vuote. Non abbiamo più intenzione di sottostare ai giochetti imperanti nella stessa macchina della Giustizia Italiana. Non abbiamo più intenzione di avere pazienza. Tutte le donne di tutto il mondo stanno dicendo basta e voi non potete più fare finta di non sentire.

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