Leggere è vita che si fa carne
Nell'imbattermi su internet in questa meravigliosa foto, proprio dopo aver trascorso parte della giornata di ieri esattamente così, mi è venuta l'idea di fare oggi una 'declamazione' positiva dell'ozio.
In realtà, con questa parola, non mi riferisco all'ozio pigro del nullafacente, ma all'otium, cioè a quell'atteggiamento tanto caro agli antichi che conduceva le persone a considerare un pregio e un valore quello di dedicarsi alle arti della lettura e della cultura, della riflessione e dello studio.
Per quanto mi riguarda questo è un aspetto della mia vita che ho sempre avuto in cara considerazione.
Rischiando di passare per asociale quando decidi di trascorrere un pomeriggio a leggere in luogo di una scampagnata con gli amici o rischiando di passare per 'bucolica' nella società dell'efficienza, ho imparato a capire che una società che non ha cura della cultura è una società morta di cui poi, infatti, si vedono le conseguenze. Ho imparato a capire che la solitudine e la lettura possono essere più produttive, portare all'azione ed essere più efficaci, molto più di quanto non lo sia una azione vuota, efficiente - ma non efficace - perché fatta a caso senza avere un minimo di consapevolezza.
Ma soprattutto, ho imparato che la compagnia è cosa molto più gustata e apprezzata proprio alla luce di una solitudine feconda che crea coscienza delle differenze tra il riempire i vuoti e l'avere compagnie e presenze vere e reali. Insomma, meglio un libro vero che una compagnia finta.
Vi voglio dedicare questo bellissimo pezzo sulla lettura, scritto da Tullio de Mauro, noto linguista che ci ha lasciato l'anno scorso proprio in questi giorni. La cultura ha un immenso valore e un paese che non capisce questo è un paese morto, condannato a vivere sotto il giogo dell'ignoranza e della schiavitù.
Deve essere per questo che ogni Governo tende a operare tagli in questo settore, anziché promuoverlo sia attraverso progetti utili e rispondenti alle esigenze dei tempi e non fatti per incassare soldi sulla pelle di qualche fascia debole e attraverso persone competenti tra le Dirigenze del settore. Auspico anche in questo senso una nuova fioritura, un nuovo Umanesimo, un nuovo Rinascimento. Con questi termini, mi riferisco sempre a un idea e a una aspirazione di rinascita e rifioritura delle arti e della cultura, in un tempo tanto arido come quello dell'era tecnologica. Pensare che la tecnologia dovrebbe essere un mezzo proprio per velocizzare i processi culturali e non per sopprimerli. Ben lungi cioè dall'eliminare una certa sensibilità nell'animo dell'uomo attraverso l'alienazione, lo dovrebbe rendere più partecipe delle Bellezze dell'Universo, come ad esempio attraverso la digitalizzazione di tutte le risorse librarie di ogni settore.
''Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.''
- Tullio De Mauro, Il gusto della lettura