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Etica, questa sconosciuta


In fin dei conti, si gioca tutto sempre in una parola: etica. Che non è morale, intendiamoci. Nella parola morale vi si può trovare una qualche assonanza di carattere religioso. E personalmente, per i dogmi ho allergia. Soprattutto se sono sterili per il vivere sano dell'uomo. Ma senza etica non si va da nessuna parte. Il problema è che per avere un minimo di senso etico occorre avere una coscienza che funzioni, nel senso che se, a una persona è stato insegnato che rubare è la regola e non farlo è l'eccezione, la sua 'coscienza' sarà formata su questi standard. La nostra società in fondo è impostata sulla furbizia, non sull'onestà. Vince sempre il più furbo, quello che anche magari mente, perché l'onesto, essendo generalmente meno furbo e quindi talvolta anche un pò 'allocco' viene incastrato dai furbi. Che si fa in un paese che ne è rimasto privo - di qualsiasi etica intendo - quasi completamente e che è in completa balia della mafia sia come sistema oggettivo di dominanza ( Cosa Nostra), sia come infiltrazione nelle istituzioni, sia come modalità di pensiero diffuso anche tra la gente e per cui la furbizia e l'illegalità sono la prassi fatta modus operandi? Come 'sopravvive' in questo sistema il cittadino? Signori miei, sventoliamo la bandiera dell'articolo 21. E' l'unica arma che abbiamo. Dire la verità, rifiutare l'omertà a piè pari, dissentire dal tacere sono le uniche armi che abbiamo per quantomeno denunciare ciò che accade. Anche se ciò non ci salva dai guai, perché se furbi, ladri, millantatori, persone prive di scrupoli e coscienza frodano un'altra persona, non sarà certo il sistema di giustizia italiano a tutelare la parte offesa.

''All'estero ci vuole coraggio per commettere un reato, in Italia ci vuole coraggio per rimanere onesti.“ Piercamillo Davigo citato in Peter Gomez, Marco Travaglio, Onorevoli Wanted, p. 11

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