La percezione di sè
Mi sto accorgendo che la percezione di sè è un problema abbastanza diffuso nella nostra società. Se da una parte vi è una quantità considerevole di persone in gamba, valide e capaci che non hanno in tante circostanze la fiducia o 'il coraggio' sufficiente per fare un passo avanti, dall'altra ve ne sono molte altre che con un ego spropositato avanzano senza discernimento. Una autostima ferita può portare molte difficoltà a un individuo nel riconoscimento del proprio valore, perché è come una persona zoppa a cui si chiede di camminare correttamente e di avere una postura perfetta. Ciò è impossibile. D'altro canto, quando una persona si sovrastima non riconosce la capacità e la competenza di quel qualcuno che di volta in volta gli sta di fronte e di conseguenza non sa fare un passo indietro. Non è questione di titoli altisonanti, non è questione di ceto sociale, non è questione di lauree, non è neppure questione di competenze. Prima di tutto è questione di conoscenza di sè. Socrate diceva: ' Conosci te stesso'. E non per niente era l'artista della maieutica intesa come arte di partorire se stessi al mondo, di far emergere la versione migliore di noi stessi, nella verità del proprio essere, del sè e quindi non nella falsità dell'Ego e neppure nella falsa umiltà.
C'è un motto di un formatore di cui non ricordo il nome che dice: '' Senza umiltà non vai da nessuna parte. Ma anche solo con l'umiltà non vai da nessuna parte''.
Compito dell'educazione è aiutare le persone a conoscere se stesse e a partorire il proprio sè nel mondo, sapendo fare passi avanti quando si devono fare e indietro quando è necessario. Costruire una autostima tanto solida da non farsi prevaricare da chi non ha diritto di prevaricare, divenire assertivi a suffcienza per potersi affermare senza ledere all'altrui diritto che ben si differenzia dall'atteggiamento di chi affermandosi viola la libertà e il diritto dell'altro. Sapere bene chi siamo, cosa vogliamo, cosa possiamo fare e cosa no
( non per gli schemi che ci vengono imposti, naturalmente) ma per capacità e possibilità reali è fondamentale per avere vite soddisfacenti e non alla mercè nè di prevaricatori nè di umiliati sociali. E come fa uno a conoscere se stesso se non si interroga? Se non fa introspezione? Se viaggia alla superficie dell'esistenza? Neppure saprà riconoscere dentro di sè le dinamiche di comportamento che non funzionano. Significa diventare complicati con se stessi. No, affatto. Significa avere una visione lucida di se stessi tanto da agire in bene queste dinamiche e condursi a un miglioramento di sè.