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Tutte siamo Carolina


Questa riflessione è scaturita stamani dalla lettura di una lettera di un padre. Il padre di Carolina, quella ragazza che si è suicidata a seguito della pubblicazione sul web di video privati pubblicati da un 'branco' che precedentemente ne aveva abusato. La riporto di seguito, in calce alla pagina.

MICHELA DIANI, 1 FEBBRAIO 2018

La rete, così come è uno dei luoghi più importanti e efficaci di denuncia sociale, è anche una convulsa pattumiera di cattiveria umana.

Francamente, farei girare le foto di questi schifosi affinchè il mondo conosca non il volto di questa ragazza, ma il volto delle merde umane che hanno provocato la sua morte.

Ma sono certa che, per la mentalità presente in questo paese, molte persone avrebbero il coraggio di dire:'' Eh ma lei non doveva mettersi in quella situazione'', '' eh ma lei che bip...''

Quel eh ma lei che trova sempre una colpa nella vittima e tante attenuanti per i carnefici, perché del resto si sa sono ragazzate, del resto si sa fino dalla culla le donne sono stupide, addescatrici e prostitute, mentre chi ne abusa è brava gente portata fuori strada da una strega.

Pensare che nel 2018, ancora molte persone così la pensino, mi fa sentire in un Medioevo senza speranza dove uscire in ogni dove da una concezione della donna vista come una 'cosa' della quale in fondo si può fare ciò che si vuole pare talvolta quasi impossibile.

Penso che in questo senso, sia più auspicabile puntare sulle nuove generazioni, su una educazione affettiva e di relazione, su una educazione al rispetto che le generazioni trascorse non hanno mai avuto, perché hanno sempre prevalso i copioni storici, i pregiudizi e gli stereotipi. La donna deve fare questo: e metteteci l'insieme di tutti i doveri del mondo, con pochi diritti. L'uomo deve fare questo: lavorare. Punto. Tutto il resto un regalo della sua somma e immensa bontà. E tanti tanti diritti, concessioni, permissioni di errori, giustificazioni perenni.

C'è solo un piccola problema nella educazione delle nuove generazioni: che l'educazione, soprattutto quella affettiva non è delegabile alla scuola, ma deve in primis essere fatta in famiglia.

E quindi la mentalità dei padri e delle madri attuali è il messaggio che viene trasmesso ai figli e alle figlie che introitano quel determinato schema relazionale. Perciò, se nella famiglia, esiste uno schema errato, esso viene trasmesso per osmosi.

C'è nella famiglie la capacità di leggere i propri schemi relazionali?

La capacità di VEDERE se vi è rispetto o no per una donna?

Come lei viene considerata e stimata? E soprattutto se è amata?

Cari miei, anche se non vi piace sentirvelo dire, la strada da fare è molta. Perché l'ignoranza diffusa è profonda.

"Sono il papà di Carolina, quella ragazzina meravigliosa che manca a me e al mondo da una notte di gennaio del 2013. Mia figlia aveva 14 anni, si è uccisa perché dei giovanotti poco più grandi di lei, dopo averla molestata sessualmente e aver filmato ogni scena, hanno messo tutto su Internet. Me la ricordo bene la notte in cui tornò da quella festa, andai a prenderla io stesso e la mattina dopo mi disse: papà non ricordo niente di quello che ho fatto ieri sera. Non sapeva nulla, povera stella. L’ha saputo giorni dopo, quando ha trovato il coraggio di buttarsi dal balcone dopo aver letto i 2.600 like, insulti e volgarità vomitati dal mondo anonimo della rete. Ma parliamo dei responsabili. Le hanno fatto perdere coscienza e si sono divertiti un po’. Chissà, a loro sarà sembrato normale... Ancora oggi, dopo le loro ammissioni, mi chiedo: hanno capito davvero il disvalore di quello che hanno fatto? La consapevolezza dichiarata non sempre corrisponde a quella vissuta ed è per questo che insisto ormai da mesi: devono dimostrare fino in fondo che sono pentiti, come hanno detto in tribunale. Hanno ottenuto la messa alla prova invece del procedimento penale? Bene. Se hanno elaborato le loro colpe sarà un bene condividerle con gli adolescenti nelle scuole. Questo sarà il loro percorso alternativo al carcere, quando li sentirò parlare sinceramente del male che hanno fatto saprò che hanno capito davvero. Se hai perduto tua figlia in modo così tragico hai bisogno di un motivo per alzarti ogni mattina. Io ho passato tre mesi senza avere nemmeno la voglia di aprire gli occhi. Poi mi sono detto che Carolina non poteva essere una riga in cronaca che si legge e si dimentica. Così oggi vivo per le Caroline che non conosco e che purtroppo, lo so, sono da qualche parte nella rete anche adesso mentre scrivo. Vivo per creare anticorpi, per una società migliore. Per esempio attraverso la proposta di legge per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo che ha firmato per prima l’ex insegnante di musica di Carolina, la senatrice Elena Ferrara. Il nostro disegno di legge riguarda soltanto i minori e abbiamo avuto la disponibilità di Twitter, Facebook, Google, dei garanti e di tanti altri per agevolare la rimozione dei contenuti che danneggiano, appunto, i minorenni. Ma qualcuno vuole modificare il nostro testo originario ed estendere la legge ai maggiorenni, e temo che la disponibilità dei social e degli altri in questo caso andrà a ramengo. Abbiamo previsto anche un protocollo per trattare casi di cyberbullismo e un centro di prevenzione, ideato dal professor Luca Bernardo, che coinvolga le scuole: è già tutto pronto ma non decolla nulla perché mancano fondi. E allora io chiedo a chi può aiutarmi una cosa molto semplice: ascoltate il cuore e valutate l’impegno di un padre che agisce nel nome di una figlia che non c’è più. Lo faccio per la mia Carolina, perché quello che è successo almeno serva a qualcosa in futuro. Non c’è giorno che io non pensi a lei e di notte la sogno quasi sempre. La rivedo anche adesso, qui, accanto a me. Ogni tanto sfoglio le sue fotografie, guardo un video che le feci durante un allenamento sportivo, la vedo sorridere. La immagino davanti all’altro video, quello mortale, e penso a lei che scrive la lettera d’addio. Se n’è andata ma c’è più di sempre. È lei che mi fa alzare ogni mattina. Paolo Picchio da Reb" ( FOTO DA I PENSIERI DI UNA STELLA)

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