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L'ozio evolutivo contro il sollazzo delle caste


Quale concezione dell'ozio avete?

''I Greci nell’epoca del loro splendore non avevano che disprezzo per il lavoro, solo agli schiavi era permesso di lavorare: l’uomo libero conosceva esclusivamente gli esercizi ginnici e i giochi dello spirito. Era questa l’epoca in cui si viveva e si respirava in mezzo a un popolo di Aristoteli, di Fidia, di Aristofani; erano questi i tempi in cui un pugno di valorosi travolgeva a Maratona le orde di quell’Asia che di lì a non molto Alessandro avrebbe conquistato. I filosofi dell’antichità insegnavano il disprezzo per il lavoro, degradazione dell’uomo libero...'' Cfr. Wikipedia, citazione da: Il diritto all'ozio, Lafargue

Nell'epoca del meccanicismo industriale e tecnologico dove le vite umane devono essere produttive all'ennesima potenza, iperstressate con ritmi da infarto, c'è ancora posto per l'ozio inteso come lo intendevano gli antichi, ossia come quella capacità di alternare 'capacità di negotia' ( azione, lavoro, attività) e 'capacità di otium' ( riflessione, esercizio del pensiero,studio)?

Non sarà che l'esercizio del pensiero rende gli uomini liberi e ribelli e quindi molto meno predisposti a essere inseriti in ingranaggi determinati e stabiliti?

Gli antichi aristocratici decantavano il vantaggio dell'otium, ma era ben diverso dal solazzo attuale delle classi dominanti. Attualmente penso che l'otium andrebbe esercitato un pò da tutte le persone che vogliono essere libere, indipendentemente dalla classe sociale, per impedire a tiranni e mentalità produttiva a svantaggio della qualità di vita di essere da guida di una società disumana e disumanizzante.

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