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Buongiorno popolo di ignavi


Popoli forti, popoli deboli. Da dove un popolo trae la sua forza? Parliamone. Discutiamone. Perché non riusciamo a uscirne al pari degli altri? Perché non riusciamo a farci rispettare allo stesso modo? Cosa ci manca perché scatti un gong? Quali sono le nostre paure? Sono superabili?

Michela Diani, 22 febbraio 2018

Buongiorno popolo debole e senza attributi. Non vi dovete offendere a fronte di quanto affermo. Cominciare a riconoscere i propri limiti è il primo passo per superarli. Per quale motivo i governi continuano a pigliarci per il culo, così come chi riveste abiti istituzionali crede di potersi burlare del cittadino come fosse una marionetta? Semplice. Perché il cittadino è un coglione che glielo permette. Pensate, invece, il popolo rumeno fu capace, un anno fa, di far ritirare un decreto che proteggeva i corrotti. Non certo perché il governo ammise l'errore, ma perché aveva capito che il popolo faceva sul serio. Mezze calzette italiane, noi la rivoluzione la facciamo sul serio o solo a parole, sempre pronti in fondo a votare i Gattopardi a ogni evenienza? Perché una cosa è certa: né col rottamatore finto né con uno che ha fatto un patto con la mafia si può pensare di cambiare una virgola. E io alle conversioni improvvise non ci credo.

Ieri, in una conversazione on-line, il prof. Erspamer, docente di Harvard, ha sostenuto che qualora il Movimento 5 stelle non dovesse vincere alle elezioni, ripristinando quindi almeno un minimo di legalità, bisognerebbe essere capaci di 'tenere duro' per proseguire con la rivoluzione e il cambiamento, rimettendo quindi sul piatto la forza del popolo onesto.

Mi è allora venuta in mente una riflessione di Paolo Borsellino che recitava così:

Sono preoccupato perché percepisco una stanchezza generale nell'occuparsi di questi fenomeni, e in Sicilia la stanchezza fa insorgere un'antica piaga: quella della disponibilità a convivere con la mafia. Nel senso di ritenere che si tratti di qualcosa che non potrà mai essere debellato: quindi teniamocela, speriamo solo che faccia meno male possibile (in U. Lucentini, Paolo Borsellino, Mondadori, Milano 1994,)

Perchè mi sono appellata a questa riflessione di Borsellino? Perchè egli da grande conoscitore dell'animo umano sapeva benissimo che la stanchezza gioca un ruolo rilevante nella lotta contro il potere. Da sempre il potere corrotto conta sul fatto che il cittadino prima o poi si stanchi e lasci perdere e trovi un proprio vantaggio nel convivere con un sistema corrotto a cui finisce per amalgamarsi. Fu lo stesso Paolo a sostenere che ove mafia e stato non si fanno la guerra, si mettono d'accordo.

Riporto di seguito due interviste, una a Indro Montanelli e l'altra a Paolo Borsellino. Vi invito ad ascoltarle e a trarre le vostre riflessioni.

https://www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs ( L'Italia e gli italiani, I. Montanelli)

https://www.youtube.com/watch?v=NDyfC3Z_d5A ( Intervista a Paolo Borsellino su Berlusconi)

Ma perché questo paese ha bisogno di continuare a ripetersi le stesse cose, sapute e risapute e non impara mai a crederci? Ma perché crediamo ai bufalari e non siamo capaci di credere a giudici che sono stati uccisi dalla mafia perchè avevano il coraggio di dire apertamente quello che doveva essere detto? Ma perchè questo popolo crede alla mafia e non a chi la combatte? Ma perchè questo popolo segue ribellandosi solo a parole?

Ora, siamo a un passo dalle elezioni e indipendentemente da quello che voterete ci vuole veramente un gran coraggio per andare alle urne e votare ancora certi personaggi. Ci vuole un gran coraggio ad avere sulla bocca parole di rivoluzione e cambiamento e mettere ancora il rottamattore finto come capo politico. Ci vuole davvero coraggio a dire che si combatte la mafia e a mettere uno che ha avuto con la mafia un collegamento dichiarato da una sentenza come portavoce di una campagna elettorale di centro destra.

Delle due cose l'una: o il popolo italiano è così addormentato che crede che stiamo giocando e che ci si possa ridere sopra e quindi pecca anche della benchè minima consapevolezza, oppure è mafioso quanto chi dice di voler cacciare.

A differenza però di quanto sosteneva Borsellino, non reputo sia una questione di stanchezza ciò che impedisce al popolo di battagliare. Una buona percentuale di italiani non combatte per nulla, in quanto è fiacca nell'animo come un rinsecchito, sotto valium. Magari avessimo in Italia una moltitudine stanca! Vorrebbe dire che perlomeno si è combattuto! Ad oggi chi combatte seriamente è un minoranza rispetto a una massa che si adatta. Qui non ne faccio questione politica, ne faccio questione di atteggiamento sociale nei confronti di chi delinque nelle istituzioni o nei luoghi di potere. Non basta gridare alla corruzione per dirsene nemici. Occorre poi avere il coraggio di denunciarla davvero. Come fece Franzoso, come fece La Ceribelli. Dove sono cittadini così in tutti i settori?

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