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Denunciare e costruire


Quando si parla della violenza contro le donne e dei conseguenti limiti sul tema che si evidenziano all'interno della società così come delle istituzioni, l'elemento che si pone principalmente in primo piano è quello della denuncia. Essa è assolutamente necessaria e indispensabile perché senza rilevare gli aspetti critici di chi ha il potere di giudicare all'interno dei palazzi istituzionali e di condizionare così l'andamento della società civile non è possibile migliorare il servizio al cittadino - visto che la Giustizia è amministrata o almeno dovrebbe in nome del Popolo. Ma vi è un secondo aspetto a cui voglio dare risalto in questa riflessione ed è la costruzione di nuove pratiche volte al contrasto della violenza così come alla costruzione di una società civile basata su una migliore armonia tra i sessi. E qui il lavoro non è solo giudiziario, ma è culturale, formativo. Il miglioramento dell'aspetto della Giustizia deve corrispondere anche a una trasmissione di una sorta di

'nuovo umanesimo' dove anche le relazioni tra i sessi si arricchiscono del cambiamento culturale.

La denuncia, insomma, per quanto antipatica e fastidiosa, serve per costruire e non per distruggere. L'azione della denuncia delle cattive prassi nei palazzi serve a invitare a costruire buone prassi. Così come denunciare una cultura ancora vecchia e stereotipata serve a costruire relazioni tra i sessi più armoniche e appaganti basate su una migliore consapevolezza di sé, delle dinamiche di relazione, degli equilibri relazionali connessi, dei propri modelli e copioni famigliari e di tutto ciò che spesso condiziona le nostre libere scelte. Una società meno analfabeta è una società che corre meno rischi di incappare nella violenza sia come vittima che come carnefice.

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