Riprendiamoci i nostri diritti ma soprattutto il nostro sesso
Assistiamo a un tentativo profondamente radicato in una pseudo campagna per i diritti civili di chiunque, di eliminazione dell'elemento materno come se fosse un sassolino fastidioso nella scarpa di molti. E tutto ciò non solo da parte di una cultura patriarcale maschilista, ma anche da una pseudo progressista linea femminista - che deve avere però le idee piuttosto confuse- e per parte di una tendenza culturale a mettere i diritti di tutti sempre prima dei nostri e sotto l'aberrazione culturale di una tutela dei bambini. I problemi nella vita dei bambini cominciano quando gliela togliete una madre non quando gliela date. Fatevene una ragione. Altro che eliminare la festa della mamma. Qui è tempo che le madri si riprendano quel ruolo che sempre più nella nostra società è stato spogliato di valore come fosse una postilla inutile in tante situazioni. E come se la presenza o l'assenza di una madre nella vita di un bambino fosse la stessa cosa. Che non è la stessa cosa lo si vede quotidianamente dai risultati e dai prodotti. In nome di pseudo diritti civili anche delle patate li state togliendo all'Umanità la quale è sempre cresciuta grazie al principio materno. Ed anzi mi spingo oltre sostenendo che è dove il principio materno abdica per una qualche ragione che iniziano i problemi. Il rispetto dei diritti di qualcun altro non consiste nell'annullamento dei diritti delle madri. E soprattutto non corrisponde affatto alla tutela dei diritti dei bambini. Che dia fortemente fastidio la maternità nella nostra società è ormai diventato evidente. Ma perché in nome di una parità dei sessi che è più vicina alla follia non chiudiamo le tube alle donne per produrre i bambini in laboratorio e così garantire eguali diritti ai gay? Ma fatemi il piacere. I figli non sono pacchi e neanche diritti. I figli non sono merce. Per nessuno. Né per le coppie etero, né per quelle omo, né per i separati, né per i giudici, né per chiunque.