top of page

Società vittime della paura e dell'ombra


''Laura Di Mascolo: La misoginia attacca il legame materno perché è quello che più ricorda a tutti noi il nostro commovente bisogno di dipendenza uno dall'altro. Non esiste creatura al mondo che come gli umani abbia bisogno di dipendere. Ovviamente questo ci fa sentire vulnerabili e il maschilismo è una macchina da guerra proprio contro la percezione di questa dimensione della fragilità che ci riguarda tutti. E la nega. Per questo motivo attaccare il legame materno come sta succedendo comporta il mettere in questione la nostra stessa vulnerabilità, negandola, cioè la base del comportamento violento.

Michela Diani: Quoto. C'è molta conflittualità anche nelle donne stesse però con questa questione. Talvolta le donne mangiano se stesse.

Laura di Mascolo: La conflittualità esiste perché il maschilismo patriarcale ha fatto della maternità una condanna e un'arma di ricatto. In un mondo non maschilista i bambini e le loro madri sarebbero al centro dell'interesse e della cura della comunità, cioè la maternità sarebbe considerata un valore. Essere riusciti a far in modo che le donne odiassero se stesse e la loro natura è stato il capolavoro del patriarcato maschilista''. ( Da una discussione Fb)

Questa breve conversazione nata per caso racchiude in sé alcuni concetti tanto semplici quanto ignorati. Concetti che se venissero compresi, porterebbero le donne a riconciliarsi con se stesse e la propria natura, a rispondere al maschilismo patriarcale con una sana riaffermazione di loro stesse, cavalcando i tempi di un secolo dove le donne riprendono in mano il loro genere per portarlo a una nuova evoluzione che non consiste nel raggiungimento di una uguaglianza con l'uomo in termini di essenza, annullando le diversità connesse ai due sessi. Alla stessa maniera, per ripristinare un equilibrio nel diritto che non sia ostacolato dal patriarcato culturale imperante, l'uomo occorre che riconosca alla donna il suo valore, privo di sottomissione o sudditanza, di proprietà o condizionamento. A nessuno dei due manca qualcosa rispetto all'altro ed entrambi possono esprimere nella libertà la propria essenza senza prevaricazione l'uno sull'altro, ma solo ed esclusivamente se viene promosso un riequilibrio storico nei diritti che ad oggi è stato oggettivamente penalizzante per le donne. Fino a che non vi sarà riconoscimento del dono del 'femminile' inteso in senso ampio, e del 'materno', le donne, la maternità ed anche il femminino in fondo in questa società della efficienza, della produttività, dell'essere umano come prodotto e non come essere, come 'cosa' che produce, guadagna, possiede e non come persona che è, sarà sempre una guerra e questi valori saranno di conseguenza considerati una pietra di inciampo e non un plus valore anche sociale. Viviamo in una società che è in un certo senso disintegrata nella sua interiorità. Scomposta e divisa. Questa scompostezza ha a che vedere con l'incapacità dell'essere umano di leggere se stesso, le energie che gravitano all'interno di sé, di riconoscerle, avvalorarle e metterle in campo a livello relazionale. A proposito di violenza poi, non è un caso che spesso la radice della dinamica di violenza consista proprio nella disfunzionalità di una relazione con la madre. Alla faccia del materno non importante. Questa società fa troppo poca introspezione su se stessa e vince l'ombra psichica sulla luce.

Featured Posts
Recent Posts
Search By Tags
Non ci sono ancora tag.
  • Facebook Classic
  • LinkedIn App Icon
  • Twitter Classic
bottom of page