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Alice in wonderland


Due domeniche fa, in giro per Milano, per una merenda a base di brioche ripiene, mi sovviene una idea e la propongo alla mia cucciola. '' Irene ti va di andare a vedere l'Università dove ha studiato la mamma?''.

Lei mi risponde di sì. Le avevo tanto tempo fa raccontato che c'erano corridoi un pò particolari e piccoli giardini tra una facoltà e l'altra che facevano sembrare di essere in un castello, e lei che se ne è ricordata, già mi guardava con un sorrisone come se le avessi proposto di andare sulla Luna. Quello che però non sapevo era che in quella giornata in via Festa del Perdono, proprio lì dove stavamo andando noi, c'era un qualcosa di inaspettato. Una piccola parte di fuori salone con l'esposizione di alcuni design e di alcune mostre dal mio punto di vista 'estemporanee' ( anche se sicuramente l'organizzazione del tutto sarà stata imponente). Estemporanee perché erano talmente diverse le une dalle altre da trasmetterci un concetto di libera espressione vivente. Dall'esposizione in slide di palazzi e grattacieli milanesi per mostrare le costruzioni e le loro evoluzioni nel corso dei decenni ( di fronte ai quali la mia piccola ha giustamente e ironicamente sottolineato, mamma ma sono tutti uguali... riferendosi al fatto che erano tutti grattacieli e palazzi e a parte la differenza del palazzo con il giardino verticale le trasmettevano, si vede, un idea di uguaglianza, di ripetitività), alla mostra del giornale Grazia di cui ho apprezzato molto il valore perché dedicata alle donne e stimolante dal punto di vista della creatività, ( di cui scriverò a parte), al semplice essere in un palazzo storico di una bellezza inestimabile incrociando ricordi, passato e presente, vissuto e trascorso, con la percezione del continuum della vita che però di tanto in tanto ci riporta indietro per poter andare avanti. Mi è piacevolmente 'impazzita' anche la figlia presa dal raptus fotografico e che si è risentita perché non riusciva subito a fotografare una 'rappresentazione design' che viene proprio da definire 'Alice in wonderland' e che vedete nella foto. Una struttura resistente e costituita da fili di policarbonato ancorato a portali lignei di Jacopo Foggini, ma che al vedersi sembrava fatta di bolle di sapone rosa, una sorta di ingresso fiabesco che mi ha ricordato le Cronache di Narnia, dove dal retro di un armadio si accedeva al mondo incantato delle fiabe. Insomma, non so se mi sia piaciuto di più tornare lì, o vedere questo fuori salone o accorgermi di quanto con una cosa totalmente assurda rispetto a quello si possa pensare il gusto di un bambino l'avevo fatta felice. Non c'è limite né schema nella bellezza, nell'apprendimento umano, di adulti e bambini. Non c'è poesia che non possiamo cogliere se siamo predisposti a farlo.

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