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Unite dentro, unite fuori


Qualche settimana fa in occasione del Fuori Salone, in via Festa del Perdono, presso l'Università degli Studi di Milano, nel corridoio ove troneggiava una bella targa di ' diritto del lavoro', veniva esibita la mostra della rivista Grazia, in occasione del suo anniversario. Tale mostra che aveva come tema le donne e il potere delle donne e che è stata una sorpresa per me, perché non mi sono recata lì per vederla, ma mi ci sono imbattuta per caso, aveva come liet motiv quello della forza e della coesione delle donne. Coesione intesa non solo in senso di solidarietà femminile globale, ma anche con se stesse. Mi spiego. La rappresentazione che è stata proposta era completamente fondata sul concetto di molteplicità dell'essere femminile, dell' empowerment femminile, attraverso l'espressione di messaggi grafici e design volti a creare l'idea di 'una manifestazione pacifica della forza e della coesione delle donne'. Tale coesione trae forza dalla diversità, cioè dalla molteplicità dei volti che la donna stessa ha all'interno di sé e che la conducono poi ad essere totalmente se stessa e piena. Vi era infatti all'interno della piccola mostra, 'una sorta di stanza degli specchi' che riproduceva la persona che vi entrava da vari punti di vista. A rappresentazione simbolica di come siamo sempre noi, anche dalle varie e differenti angolazioni da cui ci guardiamo. Allo stesso modo, come la singola donna è tanti aspetti e tante sfaccettature e angolazioni di sé, anche il sesso femminile nella diversità di tutte le sue componenti rappresenta l'unità del genere, la bellezza della sua unicità nella molteplicità. Se ci spaventasse meno la diversità le une dalle altre, probabilmente saremmo un sesso molto più accorpato e 'corporativo' almeno al pari degli uomini che non mancano mai, anche nei casi più assurdi di essere estremamente solidali l'uno con l'altro. Ciò che rende infatti più complicata la rivoluzione delle donne nel nostro paese, congiuntamente al patriarcato dominante soprattutto nelle posizioni di potere che ostacolano profondamente l'espressione del potere femminile perché, se libero, risulta loro incontrollabile e non gestibile perché non si sottopone al loro comando, è il talvolta terribile e inappropriato giudizio delle donne. Infatti, come ben dice, Aldo Cazzullo, nel suo libro, Le donne erediteranno la terra, molte posizioni di potere sono nelle mani di patriarche in gonnella.

Tra queste anche magistrate naturalmente, le quali ben lungi dal preservare tutto sommato la tutela del loro genere stupidamente tutelano quello dell'altro in nome di uno strano concetto di solidarietà. Solo una cosa mi conforta. Poiché Cazzullo sostiene che i primi passi avanti nella storia delle donne li si vedranno quando nei luoghi di potere come gli imbecilli uomini, ci saranno le imbecilli donne, beh, direi che allora ci siamo. E' giunto il tempo del secolo del sorpasso.

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