Mai più Bona
Oggi, dopo diversi mesi che questa mostra era programmata, ma che a causa di rinvii continuavo a sospirare, mi sono finalmente immersa e con immenso gusto, in una passeggiata in quel di Milano, alla scoperta o meglio alla riscoperta di figure femminili importanti che hanno animato la vita della città dal '400 all' 800. Il titolo della mostra era 'Donne e Amori di Milano', perché passeggiando per le vie del centro storico, la guida ci ha raccontato sostando nei palazzi in cui esse hanno abitato, le vite ed gli amori di alcune delle figure femminili più affascinanti che hanno abbellito la storia con il loro passaggio.
Tra queste figure, una ha attirato la mia attenzione, non perché le altre non avessero fascino, anzi, ma perché quella di cui parlerò oggi, mette in luce e alla vigilia della Festa della Mamma, una vicenda che dai tempi antichi coglie le donne indifese e forse anche impreparate a contrastare tanta aggressività e le attacca nell'intimo più profondo del loro essere.
Bona di Savoia era figlia del Duca di Savoia, ma visse a Milano perché sposò Galeazzo Visconti. Fu fondamentalmente, nei primi anni della sua presenza a Castello una mamma e come tale si disinteressò di tutto quanto riguardava gli affari di corte e del marito. Non ebbe, in questo periodo della sua esistenza, né particolare interesse né curiosità per la vita pubblica del Casato.
Alla morte del marito Galeazzo tutto cambiò e cambiò perché l'allora erede Gian Galeazzo era troppo piccolo per salire al trono e dovendo quindi avere un tutore, fu la madre ad esserne l'incaricata.
Ma le mire e l'avidità di Ludovico il Moro fecero sì che Bona, dopo aver a lungo lottato, fu costretta a rinunciare al ruolo di tutore del proprio figlio per cederlo a Ludovico che voleva diventare il nuovo Signore di Palazzo. Ludovico era ambizioso e cominciò a indirizzare le volontà del nipote affinché scegliesse lui come tutore in luogo della madre e Bona dovette sostenere una vera e propria guerra di potere. Dopo aver ceduto esasperata e sfinita alle pressioni di Ludovico, venne allontanata anche dal Castello, costretta a vivere in altra dimora e tenuta lontana dalla propria creatura.
Ludovico il Moro era lo zio del piccolo, neppure il padre, ma l'avidità del potere che lo animò è la stessa che a tutt' oggi anima chi allontana i figli dalla propria madre in nome dell'esercizio di un potere che in realtà è soltanto avidità, volontà di impadronirsi di un 'qualcosa' di materiale e non certo per volontà di cura del proprio figlio. La storia non manca mai di mettere in luce e senza neanche programmarlo ( non sapevo di certo che oggi mi avrebbero parlato di Bona di Savoia) figure di donne che hanno subito i peggiori soprusi su se stesse e sui loro figli, da parte di uomini che non si possono definire tali, ma semplicemente vigliacchi. Ludovico il Moro infatti, successivamente, si disinteressò del nipote completamente, nè mai in effetti ebbe intenzione di occuparsene visto che il suo unico obiettivo era di fatto l'ottenimento del titolo del fratello morto e la successione al trono. Poltrone e potere hanno sempre rappresentato nella storia il motivo di soprusi, guerre e lotte di supremazia. Il punto è che i figli non sono oggi, come allora, - o almeno non dovrebbero - essere questione di supremazia, di potere e di mezzo per ottenere altro. La Torre che vedete raffigurata nella fotografia, costruita in suo onore, quindi ci ricorda che #maipiubona. Mai più dobbiamo permettere questo tipo di soprusi su di noi e ove essi vengono commessi dobbiamo rivendicare giustizia collettiva, invocando punizioni feroci e certe verso chi commette o sostiene questo tipo di cattiverie gratuite e verso chi ne è complice. E con la fierezza di questa torre mai arrendersi ai vigliacchi che per potere, e un potere di qualsiasi natura, utilizzano i nostri figli come merce. Contrastiamo il sopruso con la fierezza di cui i vigliacchi non sono capaci neanche lontanamente.
Mai piu' Bona.