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Questo non è il mio paese


La Giudice Paola Di Nicola, ha sottolineato in un suo intervento che molte donne non si accorgono neanche di essere oggetto di violenza perché considerano normale essere maltrattate dal proprio compagno. Il processo che porta una donna ad accorgersi di essere vittima di violenza di genere è un processo di consapevolezza e di risveglio. Per questo motivo è graduale e comporta il riaffiorare di ricordi e situazioni a mano a mano che se ne diventa consapevoli. La consapevolezza di stare subendo violenza di genere è la prova di una relazione non paritaria dove la donna subisce una forza prevaricatrice e abusante più o meno forte e molto condizionante per la sua esistenza. Il fatto che non vi siano manifestazioni fisiche di violenza, rende talvolta più difficile la presa di coscienza. Il rifiuto dell'accettazione di questa prevaricazione imposta è l'inizio della guarigione.

Già nel 2011, la referente ONU per la violenza di genere sottolineava quanto l'Italia non occupandosi di contrastare REALMENTE la violenza di genere concorresse al contrario a perpetrare dei crimini di stato e proprio attraverso la rivittimizzazione secondaria, cioè l'ulteriore abuso delle istituzioni sulle vittime a seguito di inascolto, inattuazione dei programmi contro la violenza di genere, ignoranza istituzionale e concorso degli operatori a maltrattare la donna una seconda volta. Nel 2018, possiamo dire che non solo le cose sono peggiorate visto l'aumento dei femminicidi spalmati sull'anno solare, ma anche che, non applicando volutamente la Convenzione di Istanbul nei Tribunali e provocando quindi l'ulteriore aggravamento delle situazioni a danno delle donne e dei propri figli, soprattutto quando esse denunciano e non vengono credute, lo Stato Italiano e quindi ogni governo passato, presente e futuro che non adotterà misure REALI per contrastare questo fenomeno è già colpevole di concorso in violenza di genere con i maltrattanti. Lo Stato Italiano merita condanne, da parte dell'Europa, esemplari, come nulla facente e criminale. Non dico niente di nuovo rispetto a quando Rahida Manjoo pronunciava nel 2011 parole molto pesanti nei confronti del nostro paese. Vi aggiungo soltanto il fatto che avendo la politica, tutta, ampiamente dimostrato il suo disinteresse su queste tematiche di capitale importanza per i diritti umani di un paese, a questo punto merita di subire condanne pesanti attraverso una denuncia di massa di tutte quelle donne che grazie a questo menefreghismo diffuso e colpevole, si sono ritrovate dilaniata in vita l'esistenza insieme ai propri figli.

Un paese in cui le istituzioni perpetrano ignoranza e violenza nei confronti delle donne non è un paese civile.

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