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Benvenuti in trincea


Si dice che ieri sera, dopo più di due mesi di braccio di ferro dalle elezioni del 4 marzo, giochi di potere, voltafaccia, atti di forza istituzionale, proteste popolari, dimissioni di un premier che ancora non lo era a tutti gli effetti diventato, siamo passati ufficialmente dal Governo del Gattopardo al Governo del Cambiamento.

Se veramente si tratta di un cambiamento lo vedremo sul campo. A noi italiani, infatti, grillini o meno, a questo punto della storia, le parole non interessano più, ci interessano i fatti. Perciò, se effettivamente i punti più importanti del contratto verranno applicati sarà il governo del cambiamento, altrimenti sarà un governo come tutti gli altri, semplicemente più bravo degli altri a riscuotere il consenso popolare.

Non ci vorrà molto tempo per capire se l'Italia cambierà o meno, perché uno dei primi punti su cui questo governo viene atteso sulla porta di ingresso è e sarà il reddito di cittadinanza, progetto che per essere messo in pista, sebbene ve ne siano le coperture - secondo la Ragioneria di Stato - richiederà una mobilitazione di forze e risorse non indifferenti. La progettazione su carta dista sempre un pochino rispetto alla messa a punto reale.

Quanto questo governo sia effettivamente di cambiamento rispetto ai ministeri, onestamente è tutto da vedere e dimostrare. Un premier grillino per investitura e non per appartenenza, alcuni ministeri ai grillini, non fanno di questo governo un governo libero dall'egida del Gattopardo. Anzi. Dalla distribuzione dei ministeri e dalle dinamiche di potere, personalmente ne faccio una lettura di trincea. E il Gattopardo non ha certo perso.

Ancora molti i ministeri nelle mani di affiliati del vecchio sistema e oserei dire non quelli secondari. Come a dire che le redini non le mollano neanche a parlarne. Ai grillini sono andati ministeri molto importanti e di focale importanza per il paese attualmente, ma dal mio punto di vista più per lo scopo di puntare loro addosso il fucile che con lo scopo di cambiare veramente questo paese. Un pò come dire: '' Avete voluto la bicicletta, adesso pedalate''. Mi sembrano però tutti, almeno alla prima impressione, ben distribuiti in termini di competenza, vale a dire che almeno i ministri sanno che lingua parla il proprio ministero. Voglio sperare che tutto ciò si accompagni a una vera passione e che la competenza non si faccia compagnia a quella freddezza e a quella aridità che spesso identifica i governi politici, perché questo benedetto paese per rifiorire ha sostanzialmente bisogno di una cosa soltanto se vogliamo sintetizzarla: ha bisogno di ministri innamorati di lui. Soltanto persone innamorate del proprio servizio a questa povera Italia sapranno condurla fuori dall'età dello schiavismo moderno e della dittatura del sistema, fuori dal gattopardiano pensiero unico delle caste, fuori da quell'osceno modo di fare politica che ci portiamo dietro da almeno 20 anni, grazie a quell'andreottiana abilità di manovrare tutto. Mi preme ed anche mi sento di sottolineare che tre ministeri di capitale importanza attuale per questo paese sono nelle mani di ministri grillini, a cui verrà chiesto un conto molto salato, perché difficilissimo se non titanico è il mandato nel quale si troveranno ad operare.

Mi riferisco ad Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, a Giulia Grillo, ministro della Salute, a Luigi Di Maio, ministro del Lavoro. Parte della sostanza fondamentalmente su cui si erge un paese è nelle mani del Cambiamento. Sono tre occasioni molto importanti e da non tradire. Pena che i grillini pagheranno, qualora le cose non andassero secondo promesse elettorali, la perdita totale della credibilità politica.

Vi riporto a seguito il discorso che personalmente a me è piaciuto molto del ministro Bonafede in modo che possiate prenderne visione ed ascoltarlo, tracciare una radiografia, senza fare troppi giri di parole come siamo messi nel nostro paese e trarre quindi le opportune considerazioni su come il ministro dovrà operare per aggiustare le parecchie cose che non vanno in termini di Giustizia, primo tra tutti, anche la magistratura che, certo è un organo indipendente dalla politica, ma fatto da altri uomini e se non che la magistratura si voglia assimilarla a Santa Madre Chiesa dove i pedofili vanno compresi, anche la magistratura qualche riformina sembra gridarla in maniera evidente. Giulia Grillo si troverà a confronto con una prima azione nella quale dovrà tenere conto delle posizioni assunte dal M5S sui vaccini, ma nello stesso tempo potrebbe essere chiamata, nel campo della sanità a parecchie scelte impopolari. La sanità è un teatrino di corruzione ormai talmente dirompente che penserei a metterla già sotto scorta senza neanche pensarci. Il gioco sarà duro e pesante e non credo potrà contare di grandi aiuti. Cambiare un ministro non è cambiare un paese, se la dirigenza resta la stessa. Le maglie della corruzione continueranno a guidare il gioco ed anzi il ministro sarà probabilmente ora quello che romperà i coglioni. A Luigino tocca il Lavoro. Dici poco. Dopo tutte le promesse agli italiani e gli attacchi al Job Act, ora sì che ci sarà da ridere. Una cosa è certa, il M5S avrà a tutti gli effetti il compito e spero che lo porti avanti, magari in unione con le politiche europee, di aiutare questo paese a cambiare un pò la propria concezione di lavoro, a far passare l'idea che l'evoluzione di un paese passa anche per l'accettazione del fatto che lavorare nel settecento, nell'ottocento, nel novecento, nel duemila, e nel 2018 in avanti può non voler dire la stessa cosa. Che la rete è e resta un mezzo fondamentale che ha cambiato la società e il mercato del lavoro e che, se è riuscita perfino a cambiare la politica, forse qualche chances gliela si dovrebbe dare. Per questo motivo, personalmente, non lo chiamerei il governo del Cambiamento, ma una sorta di trincea dove si combatterà perché questo cambiamento avvenga.

Con un compagno di merenda politica non proprio affidabile e la cui faccia ancora non è stata completamente smascherata e con un volto comune a tutti quanti che non hanno neanche cercato di nascondere e cioè che le donne in questo paese non esistono. Le quote rose indispensabili. Nessuna nomina per le Politiche di Genere e per le Pari Opportunità, mentre la rete comincia a diffondere colossali stronzate a riguardo, fatte di improvvisazione e impreparazione, una impreparazione forse peggiore nel governo del cambiamento che nel vecchio pensiero.

Chissà se Sun Tzu sarebbe soddisfatto oppure avrebbe qualcosa da ridire.

Una cosa è certa. Il rischio di voler mettere d'accordo tutti è a volte la via migliore per non accontentare nessuno pienamente.

Discorso del Ministro entrante della Giustizia:

https://www.youtube.com/watch?v=kioqe4nZ2mk

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